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Fosse Ardeatine, Napolitano: errore da evitare Fini: "Grazie a chi combatté e morì per la patria"

Il presidente della Repubblica commemora i martiri dell'eccidio compiuto dai nazisti: "Bisogna riflettere sulle lezioni sempre attuali della storia. Quello è un capitolo spietato delle persecuzioni anti-ebraiche, non replichiamolo". Il presidente della Camera ricorda soldati e partigiani

Fosse Ardeatine, Napolitano: errore da evitare 
Fini: "Grazie a chi combatté e morì per la patria"

Roma - "Riflettere sulla Storia e sulle sue lezioni, che sono sempre attuali e non possono dimenticarsi". È questo lo spirito che indica il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per commemorare la ricorrenza dell’eccidio nazista alle Fosse Ardeatine. "Il valore della memoria - ricorda il capo dello Stato - consiste nell’imparare quello che dicono le generazioni che ci hanno preceduto, nell’imparare ciò che ha insegnato la Storia. È stare attenti a non ripetere gli errori del passato". Alle Fosse Ardeatine, Napolitano esorta a "ricordare quello che è stato uno dei capitoli più spietati della persecuzione antiebraica e, allo stesso tempo, quello che rimane un capitolo significativo della dura Resistenza contro l’occupazione nazista, a Roma e in Italia".

Bombardamenti Il presidente ricorda che "si seppe molto tempo dopo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, quando Roma venne liberata. Io, in quei giorni, ero a Napoli e ricordo bene i cento bombardamenti sulla mia città". Alla cerimonia al Mausoleo sull’Ardeatina, con il capo dello Stato presenti fra gli altri il presidente della Camera Gianfranco Fini, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti e il vicepresidente della Regione Lazio Esterino Montino nonchè il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna e il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici. Toccante la cerimonia civile, con l’appello dei Martiri Ardeatini: i nomi delle 335 vittime, di cui 12 rimaste ignote, risuonano per ricordare il loro sacrificio.

Fini ricorda soldati e partigiani "A questi uomini che vollero vivere da cittadini liberi in un paese libero deve andare sempre la gratitudine degli italiani". Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha sottolineato la continuità tra Risorgimento e Resistenza nella nascita dell’Italia repubblicana, aprendo i lavori di un convegno a Montecitorio sulla figura di Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, militare italiano trucidato alle Fosse Ardeatine nel 1944 dopo essere stato prigioniero in via Tasso a Roma per la sua opposizione all’occupazione tedesca. Il presidente della Camera ha sottolineato "il contributo fornito dai militari alla liberazione del nostro paese. Il fronte militare clandestino rappresenta una delle pagine più eroiche di quella storia". Fini ha ricordato la collaborazione di quei militari con il comando supremo alleato e le azioni di sabotaggio nelle retrovie tedesche. "Il valore che emerge - ha sottolineato - è quello del patriottismo democratico, che il fascismo aveva oscurato per vent’anni, e che trovò uno dei suoi primi momenti di rinascita nella scelta di continuare la guerra contro i tedeschi". Il presidente della Camera ha ricordato il sacrificio di soldati e ufficiali della divisione Acqui a Cefalonia, "indicato da molti come l’atto di nascita della Resistenza" e che l’allora presidente Ciampi definì "rinascita della Patria". Il pensiero è andato anche ai "600mila militari italiani fatti prigionieri dai tedeschi dopo l’8 settembre". Fini ha concluso l’intervento con una citazione di Piero Calamandrei "che spiega bene il senso profondo della scelta compiuta da uomini come Giuseppe Montezemolo in quei drammatici momenti: 'Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini; di morire da uomini per vivere da uomini'.

A questi uomini che vollero vivere da cittadini liberi in un Paese libero deve andare sempre la gratitudine degli italiani" ha concluso Fini.

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