Mondo

Il giorno del salvataggio per i minatori di San Josè "Ma non siamo delle star"

Uno dopo l'altro i 33 minatori, intrappolati da oltre due mesi nelle viscere della terra, stanno tornando in superficie stretti nella capsula Fenix. Florencio Avalos è stato il primo a tornare a vedere la luce: video - foto. Salute: i rischi che corrono

Il giorno del salvataggio 
per i minatori di San Josè 
"Ma non siamo delle star"

San Josè - L'incubo sta finendo. Uno dopo l'altro i 33 minatori, intrappolati da oltre due mesi nelle viscere della terra a San Jose in Cile, stanno tornando in superficie stretti nella capsula Fenix. Florencio Avalos è stato il primo dei 33 a tornare a vedere la luce undici minuti dopo la mezzanotte locale (le 5:11 ora italiana) dopo un quarto d'ora di viaggio attraverso gli oltre 600 metri del tunnel della salvezza. Uno dopo l’altro risalgono in superficie. Contenti, provati, forse un po' disorientati, ma comunque in buona forza fisica e schivi. "Non voglio che mi trattino né come un artista né come un animatore, sono un minatore", ha detto Mario Sepulveda, l’unico che ha parlato con le telecamere.

I primi minatori tratti in salvo Il primo a gettarsi tra le braccia di Florencio Avalos è stato il figlio di otto anni che lo aspettava tesissimo sul bordo del pozzo, mentre tutto intorno esplodeva la gioia di familiari, tecnici e giornalisti. Poi un'ora dopo è tornato su Mario Sepulveda che ha confermato la sua fama di estroverso inscenando un piccolo show a base di grida, salti e battute con la First Lady cilena Cecilia Morel, che ha accompagnato il presidente Sebastian Pinera. Sepulveda ha anche portato un regalo ai soccorritori: delle pietre raccolte sul fondo del pozzo. Poi è stata la volta di Juan Illanes. Il quinto a uscire è stato il più giovane dei minatori intrappolati a San Josè: il 19enne Jimmy Sanchez. Appena uscito dalla capsula è stato messo su una barella: sembra in condizioni meno buone degli altri.

La pausa a metà operazione Dopo le prime ore di salvataggio è stata presa una prima pausa nelle operazioni: i tecnici hanno, infatti, proceduto alla manutenzione della capsula "Fenix 2". La capsula viene infatti calata in una galleria lunga 600 metri ma larga appena 66 centimetri, la maggior parte della quale priva di rivestimento: occorre quindi cambiare le ruote che permettono alla "Fenix 2" di scorrere senza urtare le pareti di roccia viva. L'operazione di salvataggio, denominata San Lorenzo, era slittata di alcune ore rispetto alle previsioni tenendo tutti con il fiato sospeso. Dopo alcuni test sulla capsula vuota, alla 23:38 è sceso per primo sul fondo del pozzo l'esperto minerario Manuel Gonzalez di cui la televisione ha immortalato l'abbraccio con i minatori. La gioia per la risalita dei minatori è stata esplosiva al Campamento Esperanza dove sono raccolte le famiglie dei minatori assediate dai cronisti e dalle troupe televisive di tutto il mondo. A Santiago del Cile la gente è scesa nella Plaza Italia per festeggiare, cosi come i cileni a Washington si sono raccolti davanti alla loro ambasciata per seguire su un mega schermo le fasi del salvataggio con un tifo da stadio.

Afferrato dalla mano di Dio "Stavo con Dio e con il diavolo. Hanno lottato per avermi ed ha vinto Dio, mi ha afferrato, in nessun momento ho dubitato che Dio mi avrebbe tirato fuori di là". E' una delle frasi pronunciate da Mario Sepulveda il più loquace del gruppo di minatori che ha vissuto per oltre due mesi nelle viscere della montagna cilena. Nella sua prima intervista dopo l’uscita dall’incubo, con accanto la moglie e i due figli, Sepulveda ha chiesto alla stampa di non trattare lui e i suoi colleghi come "artisti ma come lavoratori, come minatori".

Sepulveda ha anche detto che dopo questo disastro "il mondo del lavoro deve fare molti cambiamenti", ha ringraziato i soccorritori "gente straordinaria" che hanno tanto "lavorato perché uscissimo da questa situazione" e i medici e gli psicologi che "ci hanno riportato alla vita".

Commenti