Cultura e Spettacoli

Ora con gli Sgommati si ride anche di Fini, Bossi e Bersani

Nella striscia giornaliera su Skyuno battute su Montecarlo e primarie. Il Cavaliere? Per ora chiama solo al telefono...Bossi deluso dalle trattative chiede almeno mezz'ora di federalismo. Un'altra satira è possibile: video

Ora con gli Sgommati si ride  
anche di Fini, Bossi e Bersani

C’è Gianfranco Fini che vuole portare Elisabetta Tulliani a cena a Saint Tropez, ma lei ha già prenotato a Montecarlo («M’ha sbriciolato i maroni co’ sto Montecarlo»). C’è Vendola che fa una domanda incomprensibile a Papa Ratzinger che si appisola. C’è Bossi in versione pensionato che aspetta il federalismo da quindici anni e piagnucola «datemi almeno mezz’ora di federalismo, cosa vi costa?». C’è Bersani che tenta di raccogliere le firme contro Berlusconi, ma una donna rifiuta perché il figlio è al Grande Fratello, un’altra perché il suo gioca nel Milan, un’altra ancora perché abita all’Olgettina… Siamo a Gli Sgommati di Sky Uno (tutte le sere alle 21), il nuovo talk show con pupazzi di politici e non solo «in carne e gomma» che, smentendo Roberto Benigni per il quale senza Berlusconi comici e umoristi resterebbero disoccupati, ha tutte le intenzioni di infrangere il grande luogo comune della satira di questi anni.
Il tentativo è tanto più significativo in un momento in cui la televisione è incentrata tutta su Berlusconi e, soprattutto, in un momento in cui, come molti si aspettavano, divertirsi sul caso Ruby sarebbe facilissimo. Invece, su invito di Andrea Scrosati, vicepresidente responsabile della programmazione di Sky Italia, evitando la scorciatoia più prevedibile la Palomar di Carlo Degli Esposti (autori Paolo Mariconda, Paolo Rossi, Gianluca Boiardi, Saverio Raimondo, Nora Barbieri, supervisione artistica per Sky di Giampiero Solari) ha realizzato il primo programma che fa satira su Nichi Vendola e mette nel mirino la liason tra Gianfranco Fini e Elisabetta Tulliani, affaire di Montecarlo compreso. Soprattutto, ha realizzato il primo programma nel quale, come dichiara il sottotitolo, «la satira è uguale per tutti». Un po’ come la legge, è il sottotesto del sottotitolo.
Ma che si voglia tener fede alla mission è evidente fin dalla sigla. Sulla pista di bowling ogni birillo ha il volto di un politico. Rolla la boccia sulla pedana e Di Pietro avverte «occhio che sta arrivando». Mentre Berlusconi gongola «tanto io non cado», Bersani assicura «io sto a sinistra e non mi becca». Ovviamente la boccia fa strike.
In studio, il moderatore Aldo (Biscardi) con qualche problema di dizione, lancia i servizi e smista le telefonate. Nel primo, Fini è al volante di una spider dalla quale telefona alla compagna: «Elisabetta, il vecchio è alla frutta. Finalmente tocca a me. Per festeggiare ti porto a cena a Nizza…». Poi si dirige verso la sede del suo nuovo partito, ma il navigatore con la voce di La Russa dichiara che è una «meta inesistente» («Ricalcolo. Ti ci porto io alla sede del partito: svolta a destra, poi ancora a destra, poi prendi l’estrema destra…», fino all’impatto finale). La sinistra al gran completo è una massa informe, un mostro a più teste dove, nella confusione generale, ognuno invoca un nuovo leader, D’Alema, Veltroni (in sottofondo «ancora campa Veltroni?»), Berlinguer, Casini, Togliatti, lo stesso Berlusconi (« ’a cojone, nun c’hai capito gnente»). Intanto, Bersani e Vendola sono a prua sul Titanic. Se andiamo alle elezioni ci sfracelleremo, dice Pierluigi. Fidati di me, lo esorta Nichi. Non è che non mi fidi, ma se ci vedono insieme poi lo sai che la gente mormora…
Efficaci le voci degli imitatori e gradevoli anche i pupazzi nella loro somiglianza agli originali, la prima puntata ha totalizzato 220mila spettatori in una rete che di solito viaggia attorno ai 50mila. Per ora, ma non è escluso che lo sarà anche in seguito, Berlusconi si palesa solo via telefono nel tentativo di intervenire nel programma. Ma quando Aldo resiste, lui fa saltare il segnale… Il clima complessivo però è bonario e giocoso, anche se il meccanismo narrativo deve perfezionarsi. Ma se, poco alla volta, il collage di gag e tormentoni prenderà le caratteristiche della sit com, si potrà parlare di un nuovo modo di far satira.

Almeno in Italia.

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