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Il trionfo dei 3 ex ferraristi

di Benny Casadei Lucchi
È la bella vittoria di una strana Mercedes figlia della globalizzazione che corre a trecento all’ora. Vittoria über alles e God save the Queen che se solo l’insolita alleanza fosse stata siglata su altre questioni un paio di guerre mondiali fa, sai quante tragedie avremmo evitato. Perché il motore è indiscutibilmente teutonico ma telaio e squadra e assetti e un po’ tutto il resto sono discutibilmente inglesi. Discutibilmente perché ci sono ancora i geniali trucchetti di Ross Brawn su questa ex BrawnGp iridata col doppio diffusore nel 2009 e ora tornata di nuovo in vetta sotto altro nome.
È un trionfo che premia un ragazzo per bene figlio di padre finlandese, madre tedesca, studi monegaschi e amicizie milanesi che da ieri in poi non sarà più solo il Leonardo Di Caprio del Circus, ma il pilota vero e forte qual è. E mamma Rosberg se ne faccia ragione: le toccherà ancora a lungo chiudere gli occhi, spegnere radio e tv e attendere che il figlio concluda il Gp. Li affronta così da sempre la signora e va capita: il ragazzo nacque nel 1985 quando il babbo era ormai un quasi ex e mai avrebbe immaginato di ritrovarselo in pista.
È soprattutto il ritorno al successo di un pugno di ex ferraristi che fa un po’ nostalgia e molto riflettere. Perché al comando c’è appunto Ross Brawn ex direttore tecnico del Cavallino che dopo non aver trovato l’accordo con Maranello per il dopo Todt si prese un sabbatico, andò a lungo a pesca, passò alla Honda, come Paul Newman e Robert Redford preparò una stangata grande e geniale ai danni dei giapponesi, rilevò il team per una sterlina, piazzò il doppio diffusore, vinse il titolo con Button e consegnò la squadra alla Mercedes per una - di Forneriana memoria - paccata di milioni. E adesso è di nuovo a far festa con un dispositivo furbetto e illegale come fu il diffusore: l’F-duct manovrato con le ali mobili. Poi c’è tale Schumi che, sì, vabbé, ieri è stato un po’ pirlato dalla sorte, però sulle Benetton e Ferrari di Brawn ha vinto 7 mondiali inanellando - per restare sempre governativi - paccate di vittorie. Infine c’è tale Aldo Costa, ingegnere papà delle ultime Rosse silurato più o meno un anno fa e ora a capo del progetto della teutonica monoposto. Magari l’auto vincente di quest’anno non sarà tutta sua visto che si è unito ai germanici tardi, però dal suo arrivo sembra che la retta via sia stata imboccata.

E non sono coincidenze.
twitter:@bennycasadei

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