Cronache

Dare del terrone è un insulto razzista

Pensionato apostrofa le vicine di casa, il giudice lo condanna applicando la legge Mancino: multa di oltre duemila euro

Dare del terrone è un insulto razzista

Chiamare qualcuno «terrone» è da razzisti. E, di conseguenza, un comportamento del genere deve essere punito applicando la legge Mancino. Quella, approvata nel 1993, che riguarda gesti, slogan e atti che incitano alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. Sono state queste le conclusioni del giudice Davide Alvigini, il quale, applicando proprio quelle norme, ha condannato un uomo di 64 anni per «ingiuria aggravata dalla discriminazione razziale». E ha previsto per lui anche una sanzione parecchio salata: una multa di 400 euro e, in più, il pagamento di duemila euro a titolo di risarcimento danni.
L'episodio da cui tutto è cominciato risale al 2005: l'uomo, pensionato, residente a Besozzo, in provincia di Varese, ha una animata discussione a causa del posto auto con le vicine di casa, mamma e figlia. Insomma, un classico. Solo che a un certo punto il 64enne grida contro le due, originarie del salernitano, apostrofandole come «terrone di m...». Una frase che aveva in sé la volontà di classificare le donne come appartenenti ad una razza inferiore, ha sostenuto la pm Francesca Rombolà quando la disputa, dopo la querela, si è spostata dal cortile del condominio all'aula del Tribunale. La tesi è stata condivisa e accolta dal giudice, che ha condannato l'imputato.
Certo, se il 64enne avesse contato fino a dieci prima di parlare - come certi suoi coetanei, tramandando un vecchio adagio popolare, insegnano ai nipoti - ora non si troverebbe la condanna sulle spalle e la sanzione da pagare. Doveva aver dimenticato, in quei concitati momenti di discussione, che le parole sono importanti. Che, quando sono offensive, possono essere rischiose pure per chi le pronuncia. E che dire «terrunciello» in omaggio al personaggio comico reso celebre da Diego Abatantuono fa ridere, ma urlare «terrone» con volontà di offendere magari no. O almeno così ha ritenuto il giudice che ha emesso questa «condanna esemplare». Una decisione che, se in Italia vigesse la regola del precedente vincolante, arrichirebbe il conto in banca di tanti nati al sud ed «emigrati» più o meno stabilmente al nord. E che, adesso, ricorderà a molti che le parole sono importanti. E che il razzismo non è solo quello nei confronti dei «non italiani». Oppure no, forse non servirà quasi a nulla. Il pensionato di Besozzo, per esempio, a pagare la multa o a scusarmi non ci pensa nemmeno.

Anzi, ha già annunciato la sua intenzione di fare appello contro questa sentenza.

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