Cronaca locale

Ora anche l'Anpi vuole «vigilare» sul ricordo di Sergio Ramelli

Ora anche l'Anpi vuole «vigilare» sul ricordo  di Sergio Ramelli

L'Anpi si dissocia ma non troppo dalla Zona 3, quella che ha chiesto di vietare in via preventiva le manifestazioni in ricordo di Sergio Ramelli ed Enrico Pedenovi. Studente diciottenne, Ramelli era un simpatizzante della destra e per questo - dopo essere stato messo alla «gogna» nella sua scuola dai coetanei estremisti della sinistra, nel 1975 fu vittima di un terribile agguato. Un branco di militanti legati ad Avanguardia operaia lo attese nei pressi della sua casa e lo aggredì selvaggiamente a colpa di chiave inglese. Morì dopo 40 giorni di coma.

Un anno dopo, proprio in occasione del ricordo di Ramelli, fu ucciso il consigliere provinciale Enrico Pedenovi. E negli anni successivi il solo ricordo di questo ragazzo ucciso ad innocente per ragioni di odio politico è diventato praticamente impossibile. Oggetto di contestazioni e intimidazioni. Ramelli viene comunque ricordato dagli amici, spesso politici appartenenti ai partiti della destra o del centrodestra. Ma in piazza coi loro simboli vanno anche i giovani della destra. Per questo la sinistra, con un documento votato a maggioranza (con defezioni del Pd) ha chiesto a questura e prefettura di vietare i cortei perché «offendono la memoria del sacrificio di migliaia di donne e uomini che diedero la vita per liberare il nostro paese dal fascismo».

Ora interviene l'Anpi provinciale. Lo fa ricordando di aver «condannato sin dal primo momento la sanguinosa aggressione» ai danni di Ramelli. «Difendere i valori dell'antifascismo - sottolinea l'associazione dei partigiani - non significa ricorrere all'uso della violenza da noi sempre deprecata e stigmatizzata dopo la vittoriosa conclusione, il 25 Aprile 1945, della Guerra di Liberazione contro il nazifascismo». L'Anpi concede che è «lecito da parte di chiunque compiere atti di omaggio alle vittime di azioni violente perpetrate dopo la Liberazione», ma a condizione che «ciò avvenga in modi adeguati e rispettosi della legalità repubblicana». L'Anpi dunque richiama «l'attenzione delle istituzioni e delle autorità preposte alla difesa dell'ordine pubblico».

E chiede di «vigilare perché il ricordo di chi è stato vittima di ingiustificata violenza non si traduca in atti che si pongano manifestamente in contrasto e in violazione delle regole e dei principi sanciti dalla Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza».

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