Alcune reazioni al l’appello di Papa Francesco mi hanno stupito.
C’è la delusione di gente di fede al fatto che l’appello non abbia avuto risultati più o meno miracolosi.
C’è la soddisfazione dei razionalisti, atei, materialisti per il fallimento di risultati “pratici”.
La richiesta di Francesco ha invece funzionato su entrambi i livelli: quello della fede e quello della logica, per le ragioni nascoste nell’appello.
La principale non era quella di invitare al digiuno e alla preghiera, ma quella di tacere i fedeli e far loro ascoltare il silenzio degli altri. Ha funzionato perché il messaggio ha sviluppato una straordinaria potenza nel riuscire a far tacere per almeno cinque ore centomila persone e almeno altrettanti iPod, telefonini e tweet, arrestando il bisogno di sbrodolarsi addosso parole inutili.
Il papa ha dimostrato di possedere una forza politica di cui tutti dovranno tener conto.
Se Francesco e riuscito a zittire, tacendo (inclusi i richiami dello stomaco) centomila persone in Via della Conciliazione – e chissà quanti milioni fuori da San Pietro – questo Papa che ha rispolverato in chiave di rispetto reciproco la teologia della rivoluzione, potrebbe anche farli parlare questi milioni di uomini e donne. Sono tanti, proprio tanti più di quanto Putin e Obama messi assieme possano sognare di attirare l’attenzione.
L’iniziativa papale inoltre ha funzionato perché Francesco l’ha applicata secondo una logica ferrea: quella di non chiedere agli esseri umani di fare qualche cosa, ma al Creatore (chiunque sia) di riaccendere nelle coscienze (cristiane, mussulmane, ebraiche, atee, buddiste etc) il bisogno di cambiamento.
Fare qualcosa?
Né politica né carità.
Ma una semplice cosa – se cosa si può definire un sentimento che provoca il bisogno di cambiare – il che in pratica per ciascuno di noi si riduce a scoprire il senso della intenzione.
Non l’intenzione banale, meccanica delle mode del momento, per imitazione o per paura, ma l’intenzione con cui si agisce o non si agisce prima di agire o non agire; la volontà, il coraggio di chiedermi “perché faccio questo, perché penso in questa maniera?”.
Ė la domanda esplosiva e indispensabile per provocare il cambiamento.
Papa Francesco l’ha posta (in silenzio) sul solo piano su cui possano ancora avvenire i miracoli: il silenzio intimo che permette di ascoltare se stessi e gli altri.

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