Cultura e Spettacoli

La cultura di destra ha bisogno anche di mezzi per esprimersi

La cultura di destra ha bisogno anche di mezzi  per esprimersi

Che il doppiopesismo politico e culturale si sia notevolmente aggravato, come ha denunciato Luigi Mascheroni sul Giornale, è una verità. Che la Destra politica e culturale oscilli tra populismo ed elitarismo, come afferma Angelo Mellone sul Giornale stesso, è anch'esso vero, ma bisogna contestualizzare. Non vedo proprio nulla di male nel pubblicare saggi stampati in poche centinaia di copie o fare microconvegni come Mellone scrive, se non è concretamente possibile fare altrimenti, cioè se non ci sono i mezzi per farlo.

Certe volte non si tratta di snobismo ma di una pura necessità. Allora fare opera di «testimonianza» non è affatto inutile. Oggi, nonostante siano vent'anni che la Destra, più o meno di centro, è rientrata in gioco, stiamo peggio di prima, proprio perché mancano i mezzi, a cominciare dalle riviste di opinione, e una adeguata editoria. Il confronto con quanto avveniva negli anni '70 è stato fatto innumerevoli volte, ma occorre ricordare quanto, con la Destra all'opposizione, allora esisteva e oggi non c'è più: su settimanali come Il Borghese di Mario Tedeschi e Lo Specchio di Giorgio Nelson Page, così come su mensili come L'Italiano di Pino Romualdi e Il Conciliatore di Piero Capello, si affrontavano e certo non si schifavano i temi elencati da Mellone: narrativa popolare, fumetti, cinema, televisione, teatro, mass media, interventi sul costume eccetera. E poi c'erano case editrici diffuse: ricorderò almeno Volpe e le Edizioni del Borghese, cui si aggiunse la fondamentale Rusconi diretta da Alfredo Cattabiani.

Oggi non c'è nulla di simile, dopo i tentativi degli anni '90 de L'Italia settimanale e Lo Stato di Marcello Veneziani, a parte i quotidiani come Il Giornale e Libero. Il resto è precluso a chi non la pensa in modo conformista. E non mi riferisco a chi è esplicitamente «di destra», ma anche a chi si occupa di argomenti che l'intellighenzia italiota etichetta «di destra». Le grane e gli ostacoli subiti da Simone Cristicchi per la sua opera teatrale Magazzino 18 e dal regista Antonello Belluco per il film Il segreto stanno a provarlo in modo palmare. Quindi sicuramente è obbligatorio occuparsi come dice Mellone di «cinema, teatro, pubblicità, design, moda, creatività giovanile», e aggiungerei fumetti, cartoni animati, letteratura «di genere»... Tuttavia bisogna avere o possedere gli strumenti pratici per farlo e per poter realizzare opere in questi ambiti.

Ma anche una autorevolezza che non deriva soltanto dalla professionalità e dal prestigio dei proponenti, ma dalla creazione di un clima generale e culturale che dia loro forza.

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