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Datagate, la Merkel espelle capo della Cia a Berlino

La cancelliera tedesca: "Con gli Usa vedo una differenza di principi molto grande rispetto ai compiti dei servizi segreti dopo la guerra fredda"

Obama durante la sua visita a Berlino nel giugno 2013
Obama durante la sua visita a Berlino nel giugno 2013

Tensione di nuovo alta tra Berlino e Washington. Il motivo è sempre lo stesso: lo spionaggio. Stiamo parlando, ovviamente, degli strascichi polemici del Datagate. Il governo tedesco espellerà un rappresentante dei servizi segreti americani operativo a Berlino. L'ha annunciato Clemens Binninger, il presidente della Commissione del Bundestag addetta al controllo dei servizi segreti. "Il governo tedesco - ha scritto Steffen Seibert, portavoce del governo - prende molto sul serio" le recenti notizie sullo spionaggio Usa in Germania. Per Berlino "resta indispensabile la cooperazione stretta e basata sulla fiducia con i partner occidentali, in particolare con gli Usa, nell’interesse della sicurezza dei cittadini e delle forze di sicurezza impegnate all’estero", si legge nel comunicato. "Ma per questo sono necessarie la fiducia reciproca e la schiettezza. Il governo federale (tedesco) continua a essere disponibile e si aspetta lo stesso anche dai partner più stretti".

La polemica tocca i massimili livelli politici. La cancelliera tedesca Angela Merkel, rispondendo a una domanda sul recente scandalo, ha osservato: con gli Stati Uniti "vedo una differenza di principi molto grande rispetto ai compiti dei servizi segreti dopo la guerra fredda".

Si può colmare questa distanza? E in che modo? Sono questi gli interrogativi all'ordine del giorno nei rapporti tra l'Europa e gli Stati Uniti. Fermo restando che l'Europa non ha una politica estera comune e che i singoli stati, dunque, possono decidere liberamente se fare la voce grossa o meno con Washington.

La Merkel ha aggiunto che "ci sono problemi enormi, non solo le sfide in Siria e con l’Isis, nella difesa dal terrorismo, che per me sono prioritari rispetto alla questione di spiarsi tra alleati". Ed ha sottolineato che nel periodo della divisione in blocchi contrapposti "in generale non ci si fidava degli altri Paesi. Mentre oggi, nel XXI secolo ci dobbiamo chiedere quali siano i compiti dei servizi". Per la cancelliera "ora abbiamo nuove minacce, asimmetriche e credo che in questi tempi, molto più imprevedibili, sia decisivo che si possa costruire fiducia tra gli alleati", ha concluso la cancelliera. "Più fiducia può significare più sicurezza, secondo la mia più profonda convinzione. Per questo si deve fare di tutto, affinché coloro che condividono gli stessi valori cooperino in piena fiducia". Una fiducia, quella evocata dalla Merkel, che difficilmente può esserci se si fa finta di nulla rispetto a quanto accaduto sino ad ora.

Rispondendo a una domanda su possibili espulsioni di diplomatici statunitensi dal suolo tedesco, la cancelliera ha risposto in questo modo: "Vedremo cosa potrà essere fatto quando sarà chiaro" il quadro delle recenti rivelazioni sullo spionaggio Usa in Germania, anche rispetto alle indagini della procura federale. "Ora - ha aggiunto - non voglio fare ipotesi".

Ovviamente quella che è attesa è una risposta politica oltre che diplomatica.

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