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Merkel caccia il capo della Cia: "Chi ci spia spreca energie"

La decisione dopo la scoperta di due 007 tedeschi al soldo degli Stati Uniti. Gelo con Washington

Merkel caccia il capo della Cia: "Chi ci spia spreca energie"

Berlino - Angela Merkel ha ordinato l'espulsione dalla Germania dell'«ufficiale di collegamento» (il capo delle spie) dell'ambasciata americana a Berlino. Un gesto duro fra due Paesi alleati ma anche una scelta obbligata per la cancelliera: la decisione arriva dopo il terzo atto di spionaggio Usa ai danni della Germania reso di dominio pubblico.

Meno di un anno fa l'ex informatico della Cia Edward Snowden svelava che gli americani spiano le comunicazioni elettroniche di mezzo mondo, Europa inclusa. Di lì a poco si scoprirà che lo stesso cellulare della cancelliera è sotto il controllo dell'intelligence Usa. Peggio ancora: è dal 2002, dai tempi cioè di Gerhard Schroeder, che gli americani monitorano il telefonino del capo del governo tedesco. Merkel convoca l'ambasciatore Usa e prepara una visita negli Usa per trovare un accordo con Obama. Noi non spiamo voi e voi fate altrettanto, propongono i tedeschi. L'amministrazione rifiuta l'intesa: la prima potenza mondiale non può delegare i servizi di intelligence agli alleati, neanche ai più fidati. Fra mille assicurazioni di stima reciproca il caso viene messo in ombra anche grazie all'aiuto di Vladimir Putin. In quei giorni il Cremlino dà luce verde alla secessione della Crimea dall'Ucraina. Obama coglie la palla al balzo e nomina Merkel sua mediatrice di fiducia con la Russia. Caso spie chiuso. Business as usual. Lo scorso 2 luglio, però un dipendente 31enne dei servizi segreti tedeschi (Bnd) viene arrestato con l'accusa di aver girato in due anni agli Usa 218 documenti riservati in cambio di 25 mila euro. Venerdì scorso John Emerson, ambasciatore americano a Berlino, viene convocato di nuovo al ministero degli Esteri per una richiesta di spiegazioni.

Il diplomatico deve avere imparato bene la strada, visto che mercoledì scorso torna «spontaneamente» al ministero. La ragione? La procura di Karlsruhe rende nota l'indagine contro un militare tedesco dipendente della Difesa che avrebbe ceduto agli americani materiale confidenziale. Due casi nel giro di pochi giorni sono troppi. Tagliando corto il dibattito parlamentare su come lavare l'onta, Merkel decreta l'espulsione per il capo delle spie; fermo restando, precisa il portavoce del governo, che «nell'interesse della sicurezza dei cittadini e delle forze all'estero, è nostra intenzione lavorare su una base di fiducia con i nostri partner occidentali, a partire dagli Usa». Ma i toni della cancelliera si fanno più duri quando sottolinea la «grande diversità di principi con gli Usa rispetto ai compiti dei servizi segreti dopo la guerra fredda. È uno spreco di energie lo spionaggio degli alleati». Berlino riscopre il proprio orgoglio dopo che ieri la stessa stampa nazionale aveva criticato la Merkel per essersi lasciata andare a critiche anti-americane sul caso spionaggio durante la sua visita in Cina. In casa, cioè, di un antagonista globale degli Usa accusato fra l'altro di fare ricorso sistematico allo spionaggio, a cominciare da quello industriale.

Oltreoceano Obama non è rimasto immune da critiche bipartisan: il senatore repubblicano ha rinfacciato alla Casa Bianca una faciloneria che rischia di «danneggiare le nostre relazioni con la Germania»; poche ore prima, proprio da Berlino Hillary Clinton aveva spiegato allo Spiegel che mettere sotto controllo il telefono della cancelliera «è stato assolutamente sbagliato». Sullo sfondo, ricorda il New York Times, resta una partita bilaterale ancora più complicata: da una parte gli Usa vorrebbero comminare multe milionarie a Deutsche Bank e Kommerzbank (quest'ultima controllata al 17% dal governo di Berlino). Le due banche sono accusate di aver fatto affari con l'Iran colpito da embargo. Da parte sua la Germania si oppone a nuove sanzioni contro la Russia per i fatti di Ucraina.

Sanzioni americane che colpiscono in primo luogo le aziende tedesche legate a doppio filo all'interscambio con Mosca.

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