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Galantino fugge ma attacca: "La politica è harem di furbi"

Dopo lo scontro con Salvini il segretario della Cei evita la lectio magistralis. Ma fa uscire il suo intervento al vetriolo

Galantino fugge ma attacca: "La politica è harem di furbi"

Monsignor Nunzio Galantino fugge ma attacca. Dopo il duro botta e risposta con Matteo Salvini sull'emergenza immigrazione, il segretario della Cei rinuncia a prendere parte all'evento pubblico su Alcide De Gasperi. Si scusa con la Fondazione per la decisione, "soppesata con cura al fine di evitare, con la mia sola presenza, di contribuire a rafforzare polemiche" in "un clima invano esasperato", ma fa comunque uscire in agenzia la lectio magistralis che avrebbe pronunciato a Pieve Tesino. E i toni sono tutt'altro che pacificatori. "La politica di De Gasperi non è quella che siamo stati abituati a vedere oggi - si legge - vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi".

Questa sera monsignor Galantino avrebbe dovuto tenere una lectio magistralis sull’eredità di De Gasperi. All'ultimo momento, però, ha deciso di non andarci. Un gesto, a primo acchito, distensivo e pacificatore. La mossa, però, è solo di facciata. Perché, dopo alcune ore dall'annuncio, ecco che il segretario generale della Cei fa uscire l'intervento che avrebbe dovuto tenere. Parte del contenuto della lectio magistralis era già stata pubblicata ieri dal Corriere della Sera e aveva acceso nuove polemiche perché carica di riferimenti (indiretti) alla Lega Nord. Riferimenti che avevano infastidito Salvini che era tornato a usare parole pesanti contro il numero uno della Cei: "Non ce l’ho con la Chiesa, ce l’ho con tre-quattro 'compagni' che usano la tonaca per fare politica". E ancora: "Galantino è l’uomo sbagliato nel posto sbagliato che dice cose sbagliate. Le guance da porgere sono finite".

In realtà il contenuto della lectio magistralis è ben più pesante. E prende di mira tutta la politica italiana con dichiarazioni che non lasciano spazio al dibattito. Giudizi violenti e tranchant destinati a scatenare nuove polemiche. "I veri politici segnano la storia ed è con la storia che vanno giudicati - sottolinea il segretario della Cei - solo da quella prospettiva che non è mai comoda, si possono percepire grandezze e miserie dell’umanità". Non fa nomi e cognomi, ma la sparata è severissima. "Un popolo non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare", si legge ancora nel testo dell'intervento che, poi, fa proprie le parole di Romano Prodi: "I populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia".

Parole che, anche se solo scritte, non appianeranno i venti di burrasca che hanno attraversato il Paese dall'inizio dell'estate.

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