Cronaca locale

Sigari, passione che non va in fumo

Le Manifatture creano l'hashtag e ridisegnano la filosofia dell'azienda che lavora il tabacco

Sigari, passione che non va in fumo

Quel sigaro marrone quanto la terra che da duecento anni viene maneggiato da palmi esclusivamente femminili in un lavoro che bisnonne, nonne, mamme e figlie si tramandano da generazioni senza mai far entrare un uomo nell'arte di arrotolare foglie.

«Ci vogliono mani leggere, abili nel tocco» dice Barbara, bionda di trentanove anni, la sigaraia che accoglie il visitatore nell'esposizione dedicata al toscano e prevista fino al 22 ottobre all'Adi in via Bramante.

Cinquecento sigari al giorno: questo è il lavoro di una sigaraia. La mostra che si compone delle opere di quattordici artisti è voluta da Manifatture Sigaro Toscano Spa, nata nel 2006 quando il gruppo industriale Maccaferri acquisisce dalla British American Tobacco Italia il ramo d'azienda che produce e commercializza lo storico marchio sigaro Toscano®. Guidata da Aurelio Regina, con vicepresidente Gaetano Maccaferri, l'azienda si è italianizzata grazie all'amore di tanti imprenditori, tra cui Luca di Montezemolo. Recentemente la società ha rilevato un'antica azienda americana di sigari, fondata un secolo fa da migranti italiani.

#Iosonostorto è il titolo della mostra tra i vecchi mattoni milanesi, dove l'odore della Toscana si sprigiona da foglie di tabacco appese come lampadari, contorte dentro a bocce di vetro, ammucchiate su teche, stese come carta da parati. #Iosonostorto non è solo un titolo, è un'etichetta elaborata l'estate scorsa durante il «Toscanolab Design Workshop 2015», laboratorio creativo tenutosi in un antico convento e promosso oltre che da Manifatture, dal Comune di Lucca e dall'Istituto Europeo di Design di Roma (Ied). Francesco Subioli, Marco Pietrasanta, Aurelio Latella, Benedetta Lusi sono gli autori di una frase-immagine che rilancia il glamour del toscano: a differenza del cubano infatti non è perfetto, ma ondulato, raggrinzito e «storto». Essere «storto» è un privilegio, un pro-fumo, una forza che spinge a trasformarsi da esseri noiosamente diritti ad aromi arricciati proprio come un filo di fumo; essere verdeggiati come un orto che rinasce ogni giorno. Per questo molti uomini hanno sempre amato il toscano, da politici come Garibaldi a musicisti come Arturo Toscanini, da artisti come Max Pezzali a giornalisti come Mario Cervi e Vittorio Feltri.

Stortignaccolo è il nome tosco del sigaro che nacque sotto un temporale d'agosto del 1815, quando dei contadini non fecero a tempo a raccogliere le foglie di tabacco bagnate e provarono a fumarle. Nel 2014 la società ha chiuso i conti con un fatturato pari a 91 miliardi di euro. Ha prodotto 182 milioni di sigari (di cui 2 milioni fatti a mano) e ne ha venduti oltre 15 milioni solamente all'estero.

Attualmente il Toscano® è distribuito in oltre 50 paesi oltre l'Europa, come Giappone, USA, Canada, Argentina, Australia, Israele, Libano, Russia.

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