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«Un traguardo straordinario Vendere le mie quote? Mai...»

Il figlio del Drake: «Tra noi e la famiglia Agnelli un legame forte» Il nipote Enzo Jr: «Un mio futuro ruolo a Maranello? Penso di sì»

Pierluigi BonoraÈ stato il volto sorridente di un giovane Enzo Ferrari, al volante della sua prima macchina, la 125 S, esposta nell'ex salone delle Grida, ad aprire la prima giornata di quotazione del titolo «Race» alla Borsa di Milano. E lo stesso «Drake», sempre sorridente con gli inseparabili occhiali scuri, in una delle ultime foto, ha poi chiuso la cerimonia che si è svolta ieri mattina a Palazzo Mezzanotte. In prima fila, emozionati, testimoni dello storico battesimo, il presente (il figlio Piero) e il futuro (il pronipote del «Drake», Enzo Jr) della famiglia che, grazie alle supercar prodotte a Maranello e alla Formula 1, continua a far sognare gli appassionati di mezzo mondo. Enzo Ferrari Jr, 28 anni, volto incorniciato da una folta barba, manager in Philip Morris e occupato a seguire le sponsorizzazioni nella Moto Gp, è restio a parlare: «Per ragioni di lavoro - afferma, misurando le parole - ho mancato l'appuntamento di ottobre a New York. Ma vedere Piazza Affari vestita di rosso e con tante Ferrari esposte è stato emozionante. Un mio ruolo futuro a Maranello? Chissà, probabilmente sì».Ad ascoltare Enzo Jr è Piero, il nonno, figlio di Enzo, il fondatore del Cavallino rampante, vicepresidente della società e azionista con quel 10% che mette al sicuro le future generazioni: «Adesso - interviene - si sta facendo le ossa in questa multinazionale».Ingegner Ferrari, la sua quota del 10% è destinata a rimanere il grande patrimonio di famiglia...«Da parte mia - risponde - non vendo. E non venderò mai. Per il futuro sarebbe bello che la famiglia restasse nell'azienda»La stretta di mano nel 1969 tra Gianni Agnelli e suo padre, Enzo Ferrari. E ora il nuovo asse con protagonisti gli eredi di due dinastie (le famiglie hanno siglato prima di Natale un patto parasociale, «blindando» di fatto il Cavallino), John Elkann, per la Exor di casa Agnelli, e lei...«È la tradizione che continua, con due famiglie che continuano a impegnarsi profondamente in questa azienda».L'ipotesi della quotazione è spuntata diverse volte nel corso degli anni, ma solo ora, con Sergio Marchionne, al volante, è diventata doppiamente realtà: in ottobre a Wall Street e ora a Milano.«Davanti a Marchionne mi levo il cappello (la frase ricorda quella pronunciata da Henry Ford: Quando vedo passare un'Alfa Romeo mi tolgo il cappello, ndr). Gli faccio i complimenti, l'operazione è stata straordinaria, nell'interesse di Fca, degli azionisti e dell'azienda».Ferrari è ora in cassaforte.«Una bella sicurezza, operazione molto positiva».Ingegnere, era più emozionato lo scorso 21 ottobre al suono della campanella di Wall Street oppure ora a Milano?«All'appuntamento americano ero molto emozionato solo al pensiero che una piccola azienda nata nelle campagne di Maranello era approdata sul listino finanziario più importante del mondo. Ora il titolo può essere negoziato ovunque, e Milano rappresenta un passaggio molto importante».Come vede il Cavallino da qui a 5 anni?«Non ho la sfera di cristallo. E poi sono un meccanico, non un finanziario. Dico solo che abbiamo tante idee, che saranno messe in atto. L'autonomia non è messa in discussione. I riferimenti sono chiari e precisi».»E l'ex presidente Luca di Montezemolo?«Non so se ha acquistato azioni.

Nel dare visibilità e forza al marchio ha fatto bene».

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