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Ucciso il giovane sospettato per la sparatoria di Tel Aviv

È stato colpito a morte in uno scontro a fuoco con la polizia. Sarebbe stato lui ad aprire il fuoco in un pub della città israeliana

Ucciso il giovane sospettato per la sparatoria di Tel Aviv

Si è conclusa oggi la caccia a Nashat Melhem, l'uomo sospettato per la sparatoria avvenuta il 1 gennaio al Simta, un bar di Tel Aviv, durante la quale due persone sono rimaste uccise e sette ferite. A lui viene attribuita anche l'uccisione di un taxista trovato morto non lontano. Il giovane è stato colpito a morte in uno scontro a fuoco con la polizia.

L'identità del giovane arabo israeliano, 28 anni, era stata resa nota dalle autorità il giorno successivo. Le forze dell'ordine avevano poi realizzato una serie di arresti, fermando anche due fratello del sospettato (per uno dei due il tribunale ha convalidato il fermo) ed effettuando perquisizioni nel suo villaggio natale, Ar'ara, nella regione settentrionale israeliana di Wadi Ara.

"È importante che lo prendano e lo arrestino, perché è ancora armato e come ha ucciso due persone potrebbe ucciderne altre", aveva lanciato un appello il padre, Muhammad, che ha denunciato il figlio dopo averlo riconosciuto nel video di sorveglianza reso pubblico dagli inquirenti.

Nashat Melhem, dice la radio militare israeliana, sarebbe stato trovato in una moschea a Um el-Fahem e lì freddato dalla polizia. Il ministero per la Sicurezza interna ha commentato i fatti ringraziando gli agenti "per il grande sforzo prodotto allo scopo di rintracciare il terrorista criminale".

In passato, l'uomo aveva trascorso un periodo in carcere per avere aggredito un soldato israeliano, cercando di strappargli l'arma, in un "tentativo di vendetta" per la morte del cugino, ucciso da agenti di polizia.

Non ci è voluto molto perché i gruppi islamisti dicessero la loro sulla morte di Nashat Melhem. Hamas ha giurato: "Questa non è la fine della storia, e i prossimi giorni lo proveranno". Il profilo twitter dell'ala militare del gruppo di Gaza ha postato una foto del cadavere senza vita.

Sebbene Melhem non agisse per loro conto, nei campi rifugiati e nella Striscia non era mancate manifestazioni di giubilo per quanto accaduto.

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