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Quei 20 milioni sospetti verso San Marino

Un flusso di soldi che da Arezzo finiva in alcune banche del Monte Titano

Quei 20 milioni sospetti verso San Marino

Arezzo - È sempre la solita vecchia storia. Quando c'è un enorme giro di denaro alla fine spunta sempre o la Svizzera o San Marino. In questo caso il disastroso crac di Banca Etruria ha già portato gli inquirenti sulle orme del Monte Titano, a San Marino appunto. È dai tempi della Democrazia cristiana che le banche della piccola Repubblica, sopra Rimini, servono da copertura o da aiuti per finanziamenti non troppo alla luce del sole, per usare un eufemismo.Con Etruria può essere che sia successa un po' la stessa cosa. Ballano venti milioni di euro sospetti che sono entrati nell'occhio dei pm che si occupano delle inchieste incrociate sui quattro istituti di credito falliti (Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche e Cassa di Risparmio di Chieti). A questo proposito Roberto Rossi, procuratore capo di Arezzo e Sergio Sottani, capo della procura di Forlì si sono incontrati lunedì a Bologna. Si tratta di un flusso di soldi passati da alcune banche di San Marino all'Etruria: un drenaggio registrato tra gli anni 2009-2011 attraverso alcuni bonifici. Gli investigatori si sono trovati davanti ad un circuito sospetto che dal Titano porta fino ad Arezzo, indagando sulla famosa maxi inchiesta dei 50mila evasori, indagine che tiene impegnata la procura di Forlì dalla scorsa estate, e che ipotizza il trasferimento indebito di denaro di migliaia di italiani sul Titano per nasconderli al Fisco.Gli inquirenti non sanno ancora dare un'identità precisa a quei soldi: se si sia trattato cioè di uno «scambio tra banche», più o meno di routine, o se invece dietro a quel flusso ci siano nomi importanti dell'ex cda di Banca Etruria o loschi affari da chiarire. Quel denaro potrebbe adesso rientrare nel contesto giudiziario del dissesto finanziario di Banca Etruria anche perché Rossi ha definito questi documenti raccolti dai colleghi di Forlì «molto interessanti».Prosegue, intanto, il lavoro del pool di magistrati aretini che stanno scandagliando le oltre cento denunce per truffa e circonvenzione di incapace presentate dagli obbligazionisti. I sostituti Andrea Claudiani, Julia Maggiore e Angela Masiello hanno incaricato la Guardia di Finanza di convocare, uno ad uno, i querelanti e di raccogliere le loro testimonianze per risalire così ad eventuali responsabilità nella vendita al cliente delle obbligazioni subordinate.

La Finanza sta svolgendo una serie di accertamenti per cercare di capire come avveniva la collocazione delle obbligazioni secondarie alla clientela.FBos

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