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"Uno stupro dura 30 secondi, il razzismo dura per sempre"

Un volantino tedesco invita ad accettare le violenze sulle donne da parte dei migranti. In nome della lotta al razzismo

"Uno stupro dura 30 secondi, il razzismo dura per sempre"

"Uno stupro può durare 30 secondi, il razzismo dura per sempre. Fateli entrare". Questo un volantino che in queste ore sta girando online e nella città di Monaco, in Germania. Accompagnato dagli hashtag da #refugeeswelcome e #antifa raffigura una ragazza bionda con il volto tra le mani, in segno di disperazione.

Il messaggio è chiaro: se l’immigrazione di massa porta con sé gravi conseguenze per l’incolumità delle donne, essa va comunque accettata e incentivata, perché contribuisce a sconfiggere il razzismo. Un messaggio, questo, molto pesante che sta provocando diverse critiche e che forse proprio per questo non è stato rivendicato da nessuno, se non da una generica appartenenza al mondo antifascista bavarese. E che quindi potrebbe potenzialmente anche essere un fake. Ma che ha trovato una buona diffusione negli ambienti antifascisti tedeschi: il flyer, infatti, è stato condiviso su diverse pagine facebook e blog della appartenenti alla sinistra tedesca.

Qualora il flyer fosse un falso - cosa, come detto, non provata ma non da escludersi - il suo messaggio è reale e condiviso dagli amministratori di diverse pagine politiche. A testimonianza che questo pensiero è accettato all’interno di una parte dell’opinione pubblica. Che dopo le violenze e gli stupri della notte di Capodanno, che hanno avuto epicento a Colonia, si trova a doversi confrontare con i problemi di ordine pubblico legati all'immigrazione di massa. E ad accettarne le conseguenze.

Che cosa spinge così tante persone ad accettare il fatto che la sicurezza e a dignità delle donne tedesche possa venire a meno in nome della lotta al razzismo? Osservando la storia dell’antifascismo tedesco si può notare che messaggi di questo tipo non sono nuovi. Iniziative a favore della Volkstod (l’estinzione del proprio popolo), dell’odio verso il proprio Paese (“nie wieder Deutschland” “mai più Germania” è uno slogan ricorrente delle manifestazioni antifasciste) e di tutto ciò che sia riconducibile all’identità tedesca sono all'ordine del giorno in tutto il Paese. Figlia della sconfitta della Seconda Guerra Mondiale e dell’insofferenza per proprio passato, l’opinione pubblica tedesca ha un rapporto molto contraddittorio con la propria identità, dalla quale prende sempre le distanze e condanna ogni cosa. Negli ambienti più radicali queste tendenze vengono esaperate, arrivando addirittura a invocare la propria estinzione.

E la condivisione di un messaggio nato forse come provocazione ma che fa presa nella sensibilità di non poche persone.

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