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Shakespeare, una scansione della bara conferma: sparito il teschio del bardo

A quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare, il mistero sembra essere risolto: secondo un archeologo dalla tomba del bardo è stato trafugato il teschio

Shakespeare, una scansione della bara conferma: sparito il teschio del bardo

Tra poco meno di un mese si celebrerà il quattrocentesimo anniversario dalla morte del poeta e drammaturgo britannico William Shakespeare. Ma del bardo di Stratford-upon-Avon non verranno ricordate solo le parole e le opere che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, consacrandolo come il più grande scrittore in lingua inglese mai esistito.

Al contrario, la ricorrenza dei quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare sembra aver riaperto una vecchissima questione che riguarda proprio i resti del bardo, custoditi dal 23 aprile del 1616 nella Chiesa della Santissima Trinità di Stratford-upon-Avon. Secondo l'archeologo Kevin Colls dell'Università di Staffordshire, infatti, dalla tomba di William Shakespeare mancherebbe il teschio.

La scoperta, i cui risultati saranno presentati nel corso di un programma televisivo inglese sabato prossimo, è stata possibile grazie a una scansione completa della tomba in cui sono custoditi i resti, strumento radar che ha permesso agli studiosi coordinati da Kevin Colls di compiere una sorta di riesumazione virtuale. E da quanto è stato restituito dalla scansione, sembra proprio che in corrispondenza della posizione in cui dovrebbe trovarsi il teschio di William Shakespeare vi sia un'anomalia.

Ci sono così tante leggende contraddittorie nei confronti della tomba del bardo. Certamente questi risultati contribuiranno a stimolare le discussioni e il dibattito scientifico, fornendo ulteriori controverse teorie per i prossimi anni. Io stesso, pensando ai risultati ottenuti, ho i brividi lungo la schiena”, ha dichiarato Kevin Colls. In effetti, sul luogo in cui riposa in pace William Shakespeare si sono diffuse negli anni diverse teorie, tra cui appunto quella di un furto dei resti.

Una delle prime testimonianze in tal senso, infatti, risale al 1879, quando sulla rivista britannica Argosy fu denunciata la profanazione della tomba del bardo.

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