Cronaca locale

Verdi acquistato in Austria La Regione boccia la Scala

Pereira compra «Don Carlo» e «Falstaff» a Salisburgo Quattro produzioni straniere in tre mesi di cartellone

Un consiglio d'amministrazione molto teso, in cui il sovrintendente Alexander Pereira si è reso conto che il terreno intorno a lui inizia a farsi friabile. La Regione, uno dei soci fondatori della Fondazione Scala, ha bocciato il cartellone 2016- 2017 che Pereira aveva appena presentato al consiglio d'amministrazione. Francesco Micheli, consigliere di lungo corso, molto esperto di lirica oltre che di vicende scaligere, si è astenuto. Un segnale che il dissenso verso la gestione Pereira potrebbe estendersi. Così, la stagione si aprirà con Madama Butterfly di Giacomo Puccini per l'opera e Coppelia per il ballo, ma l'attrattiva dei due titoli non è stata sufficiente a ammaliare e a distogliere l'attenzione dai conti e dalla qualità dell'insieme della programmazione.

L'assessore regionale alla Cultura, Cristina Cappellini, rappresentante nel cda, ha votato contro. La questione, per la Regione, riguarda il criterio in base al quale sono scelte le produzioni: troppi spettacoli sarebbero acquistati o noleggiati da altri teatri, a volte da teatri in cui Pereira ha lavorato in passato, con spese elevate. Questo nonostante potevano essere privilegiate opere già prodotte dalla Scala di indubbio valore artistico.

Un discorso che colpisce, e che ha portato al doppio dissenso in cda, anche perché due dei titoli contestati sono addirittura opere dell'italianissimo Verdi di cui esistevano allestimenti scaligeri recenti e di alta qualità. Dal festival di Salisburgo, di cui Pereira è stato sovrintendente, arrivano il Don Carlo, regia di Peter Stein, e il Falstaff, regia di Damiano Michieletto. Ma la Scala ha in casa il Don Carlo verdiano di Daniele Gatti, che risale al 2008, e il Falstaff per la regia di Robert Carsen, che come regista della Fanciulla del West sta conquistando proprio in questi giorni il pubblico milanese. Non a caso una simile polemica si era già scatenata nel 2014.

In più, sono stati noleggiati dall'Opera di Zurigo I maestri cantori di Norimberga di Wagner, regia di Stephan Herheim, e da Bordeaux l'Anna Bolena di Donizetti, altro titolo italiano. Il paradosso così è che i primi tre mesi di programmazione, a parte una ripresa della Traviata, sono totalmente occupati da quattro acquisizioni dall'estero, tra le quali tre titoli italiani prodotti all'estero. La Scala, invece di esportare, fa da palcoscenico a produzioni altrui. Sotto accusa anche l'eccessivo numero di spettacoli, che rischia di far cadere la qualità.

La Regione contesta soprattutto gli alti costi che queste scelte comportano in un momento di crisi. Oltre alle spese di acquisto o noleggio, ci sono quelle di riadattamento al palcoscenico. Caso scottante durante il cda è stato il nuovo contratto firmato martedì scorso con i sindacati. La Regione ha votato a favore dell'approvazione, ma ha fatto mettere a verbale alcune specifiche che chiede siano valutate dal ministero dei Beni culturali, perché esistono timori di sostenibilità economica per gli anni a venire.

La Scala vive un periodo di transizione e di turbolenza a seguito delle dimissioni del vicepresidente, Bruno Ermolli, non ancora sostituito, e delle elezioni amministrative che si avvicinano. Presidente della Fondazione Scala è il sindaco di Milano.

È chiaro che da chi arriverà a Palazzo Marino, se Giuseppe Sala o Stefano Parisi, dipenderanno scelte strategiche importanti del teatro simbolo di Milano nel mondo.

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