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Slovenia, ordine di sfratto per il Consolato italiano

Il comune di Capodistria non ha rinnovato il contratto d'affitto alla sede diplomatica italiana. Cosa che ha scatenato le proteste delle nostre istituzioni e delle associazioni di esuli istriani. E ora sembra che la decisione sia stata rimangiata

Slovenia, ordine di sfratto per il Consolato italiano

Nuova tensione tra Italia e Slovenia. Il Consolato italiano di Capodistria ha ricevuto un ordine di sfratto, poi revocato, da parte delle autorità locali. La decisione è stata presa direttamente dal sindaco della città Boris Popovic e ha generato la reazione di diverse istituzioni e organizzazioni italiane. Tra di esse si registra quella del governatore della vicina regione del Friuli Venezia-Giulia Debora Serracchiani, che è intervenuta direttamente nella questione invocando l’aiuto della Farnesina, a sua volta intervenuta.

Dopo l’annuncio da parte di comune di Capodistria di non rinnovare il contratto di affitto la tensione era salita da entrambe le parti, soprattutto da quella italiana. La sede del con Consolato è infatti Palazzo Vianello, che ha un particolare significato per la Comunità nazionale italiana di Capodistria. Fu nazionalizzato dalle autorità dell’allora Jugoslavia nel 1954 alla famiglia proprietaria dell’immobile, ma venne il 28 agosto 1957 ridata in qualche modo all’Italia in quanto lì si insediò il primo console generale d’Italia, Guido Zecchin.

Le reazioni più dure sono arrivate proprio dalla comunità italiana. Il presidente dell’Unione degli Istriani, Massimiliano Lacota ha definito questo fatto “inaccettabile e molto grave vuoi da un punto di vista formale vuoi da quello più strettamente politico. È inaccettabile che questo avvenga a Capodistria con tutti gli investimenti e i fondi fatti dal governo italiano per mantenere vivo il patrimonio culturale della città che ha anche risvolti di natura commerciale rendendo Capodistria una città turisticamente molto appetibile.

Le reazioni italiane e il conseguente coinvolgimento da parte delli istituzioni nazionali sembrerebbero però avere indotto gli sloveni ad un passo indietro. Dopo un vertice tra il primo cittadino Boris Popovice il suo vice, di nazionalità italiana, Alberto Scheriani, è stato comunicato che le autorità slovene non ambiscono a sfrattare il Consolato, ma solo ad aumentarne la quota di affitto.

Nonostante fosse stato il sindaco stesso e promuovere una legge locale che prevede la diminuzioni degli affitti generali.

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