Economia

In Italia serve la Thatcher

In Italia si fa sempre il contrario di quel che dovrebbe suggerire la logica. È da qualche tempo che i tassi d'interesse sono praticamente a zero e talvolta anche in territorio negativo. Una situazione che non sta portando beneficio alcuno. Nel Belpaese si continua ad aumentare la spesa, anziché rimboccarsi le maniche per avviare un primo e concreto consolidamento della nostra finanza pubblica. Il debito pubblico viaggia sopra il 130% del Pil e niente fa pensare che vi possa essere una frenata. Almeno per due anni, dicono gli analisti che non amano gli slogan ma stanno all'interno del recinto dei numeri. Il Governo non sta cogliendo l'occasione. La spesa pubblica è alle stelle, nulla si sta facendo per operare drastici tagli. L'effetto drammatico è che continua a piangere l'economia reale.

La ragione è presto detta: lo Stato si guarda bene dal tagliare le voci di spesa scandalose, più semplice la scorciatoia dell'aumento delle tasse. Su cittadini e imprese, cioè tutti i contribuenti. È chiaro che, prima o poi, la Banca centrale europea tornerà ad alzare i tassi e di conseguenza l'inflazione si collocherà intorno al 2%, come è nell'auspicio di Mario Draghi. Del tutto logico ipotizzare più di una turbolenza nell'area euro. Che, come da copione, diventerà motivo di aggressività dei mercati verso gli anelli deboli della catena, quei Paesi dove il debito è abbondantemente al di sopra del livello di guardia. E l'Italia, in questo, ha per davvero pochi rivali. Un guaio che ha nella cultura statalista la causa prima.

Se non si fa mai il tagliando perché non rientra in quella mentalità il motore della macchina pubblica alla fine grippa. Ma quando dico tagliando, penso a un riassetto complessivo della pubblica amministrazione. Basta con annunci e toppe, urgono programmi a vent'anni. In perfetto stile Thatcher. Stile innovativo. Altro che lady conservatrice!

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