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Una battaglia giusta e una parola tardiva

Sul voto all'Unesco e l'astensione dell'Italia il governo arriva tardi

Una battaglia giusta e una parola tardiva

«La verità è incontrovertibile. Il panico può negarla, l'ignoranza se ne può far beffe, la malizia può distorcerla, ma è comunque là». L'ha detto Winston Churchill, uno che spesso aveva ragione. E così alla fine Matteo Renzi ha definito «allucinante» la decisione Unesco di negare agli ebrei ogni rapporto storico con Israele, con Gerusalemme, col Muro del Pianto donandone il retaggio storico solo ai musulmani. E ha convocato il ministro Gentiloni per chiedergli come mai l'Italia si sia astenuta invece di rifiutare, come Regno Unito e Germania, una bugia tanto mostruosa. È un bene per l'Italia che questo accada. Un bene per la ragione e il buon senso. E una soddisfazione per noi che scriviamo.

In queste ore due nuove scoperte archeologiche si sono aggiunte alle già tante prove dell'ebraicità di Gerusalemme: un papiro di 2.700 anni fa ritrovato nel deserto, in cui la parola Gerusalemme è scritta in ebraico, e il sito della battaglia con cui le truppe di Tito nel 70 D.C. violarono le mura della città. Come se ce ne fosse bisogno: chi non sa che Gerusalemme è la patria degli ebrei? L'Onu e i suoi derivati non lo sanno e l'Italia si conforma a dinieghi antisemiti. Ma dopo le nostre ripetute proteste sulle prime pagine del Giornale, dopo la bella campagna organizzata dal Foglio quotidiano, dopo lo scandalo dell'ebraismo mondiale, Matteo Renzi ha realizzato la gravità dell'errore della delegazione italiana che si è astenuta sulla mozione che regala al mondo islamico il retaggio più prezioso della storia ebraica: Gerusalemme.

Non avviene spesso che un premier critichi definendolo «un automatismo» un gesto del suo governo. Ma all'Onu e nelle sue organizzazioni è un tic: tutti salvo alcuni coraggiosi sono disposti a votare perfino che gli asini volano purché si rispettino due regole basilari, ovvero l'unità e la criminalizzazione di Israele. Il Consiglio dei diritti umani ha adottato dal 2006 al 2015 135 risoluzioni, di cui 68 contro Israele; l'Assemblea generale dal 2012 al 2015 ne ha approvate 97, di cui 83 contro Israele; e l'Unesco che dovrebbe difendere la cultura mentre si distrugge Palmira, adotta ogni anno 10 risoluzioni, il 100 per cento, contro Israele. L'Italia si astiene o vota a favore, non ho memoria di una contrapposizione coraggiosa. Se Renzi si è svegliato, accorgendosi di questa realtà, è grazie anche ai nostri urli. Sappia che l'Italia si è astenuta anche quando Hebron - con la Tomba dei patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe - è stata dichiarata musulmana; anche quando l'Organizzazione mondiale per la sanità, che vota solo risoluzioni per migliorare la salute nel mondo, ha sanzionato un unico Paese, quello che cura le famiglie di Gaza, i feriti della guerra in Siria, i familiari dei capi di Hamas e di Al Fatah. E allora signor primo ministro, la battaglia è appena cominciata.

Noi la continueremo certi che così farà anche lei, adesso che ha potuto verificare l'assurdità dell'odio anti-israeliano nelle istituzioni internazionali.

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