Cronaca locale

Forza Italia, 2mila volte «No» a Renzi

Gli azzurri riempiono il Teatro Nuovo: «Milano decisiva per bocciare il governo»

Alberto Giannoni

Ci sono tanti No. Tante ragioni per bocciare la riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum il 4 dicembre. Con 2mila persone che riempiono il Teatro Nuovo di piazza San Babila in un rigido sabato mattina milanese, Forza Italia fa risuonare alto e forte il suo No: da una parte un No tutto politico, per mandare a casa il governo; dall'altra un No di merito, per bocciare questa riforma e aprire la strada a una migliore.

«Vada a casa un governo che non difende i confini del Paese, non crea sviluppo e aumenta la pressione fiscale». Così il governatore Giovanni Toti apre la maratona, prima di correre a un evento simile alla Spezia, nella sua Liguria. «Il nostro No non è dettato da paura, pregiudizio o dogma della Costituzione. Ma un conto è toccarla un conto è questo» chiarisce Mariastella Gelmini, che ha organizzato l'evento, il primo di una campagna referendaria che si apre lo stesso clima di entusiasmo che alle Comunali di giugno ha visto Forza Italia a Milano superare il 20% dei consensi (e lei, coordinatrice lombarda e capolista, sfiorare le 12mila preferenze). «Un No della speranza» lo definisce il coordinatore milanese Fabio Altitonante.

Milano può essere ago della bilancia. E decisivo sarà il centrodestra. «Renzi strizza l'occhio al nostro elettorato - ammette Gelmini - ma con una politica che non ha niente di liberale. Renzi non ha niente a che vedere con noi» ricorda la coordinatrice, preannunciando «centinaia di incontri come questi, nel nord e nel Paese».

Il popolo di Forza Italia dimostra di aver maturato una contrarietà profonda per il renzismo «reale». Ci sono oltre 1.400 persone accreditate al Nuovo, ma le presenze sono circa 2mila. Fra cartelli, bandiere e abbracci, si celebra un'altra giornata dell'orgoglio azzurro, in una mattinata che si apre con la video-lettera di auguri a Silvio Berlusconi firmata dal giornalista Toni Capuozzo e si chiude con il video dello stesso ex presidente del Consiglio che spiega come la vittoria del No sarà il motore di «una nuova stagione politica», con riforme veramente condivise. Tasse, giustizia. Sono ancora queste le bandiere del popolo dei liberali. Problemi cronici cui la sinistra non dà risposte. E poi l'insicurezza, sempre più croce di questa città, come ricordano - negli interventi moderati dal vicedirettore del Giornale, Nicola Porro - i consiglieri comunali milanesi. «Milano sarà decisiva» dice il capogruppo Gianluca Comazzi. «Per qualcuno la Costituzione prima non si poteva toccare, ora sì. Travaglio la vuole così com'è, noi no», ricorda Pietro Tatarella in un intervento molto applaudito.

Ma il cuore della maratona sono gli imprenditori alle prese con una stagnazione infinita di tasse e immobilismo. Quella che Luigi Amicone chiama «Weimar». E poi sindaci e amministratori locali che protestano contro una politica centralista che li ha ridotti al rango di «sceriffi di Nottingham», che «tolgono ai cittadini per dare al governo».

Paventano il rischio che con la «riforma più centralista della Repubblica» - come avverte l'assessore regionale Giulio Gallera - «salterà la nostra sanità per finanziare quella di altre Regioni, perché tutto, poteri e risorse, tornerà a Roma».

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