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La battaglia dei genitori di Charlie contro i medici che vogliono staccare la spina

Il bimbo di sette mesi è affetto da una rara malattia genetica. I medici vorrebbero farlo morire ma i genitori hanno lanciato una raccolta fondi per curare il piccolo negli Usa

La battaglia dei genitori di Charlie contro i medici che vogliono staccare la spina

Il caso del piccolo Charlie è molto simile a quello di Marwa, la bimba algerina di 16 mesi che da settembre è ricoverata al Timone Hospital di Marsiglia, e che qui lotta per la vita assieme ai suoi genitori, contro il parere dei medici che vorrebbero staccare la spina del macchinario per la respirazione artificiale che la tiene in vita. Anche Charlie, un bimbo nato lo scorso 4 agosto, apparentemente in buona salute, vive attaccato ai macchinari della terapia intensiva da quando, ad otto settimane di vita, gli è stata diagnosticata una malattia genetica rara, di cui i genitori, Connie Yates e Chris Gard, inconsapevolmente, sono portatori.

La sindrome di deperimento mitocondriale, dalla quale è affetto Charlie, provoca il progressivo indebolimento del sistema muscolare. Una condizione che, secondo i medici, non lascia speranze di sopravvivenza e per la quale non esistono cure. Per questo secondo i dottori del Great Ormond Street Hospital, è meglio staccare la spina ed evitare a Charlie ulteriori sofferenze.

I genitori del piccolo si sono però opposti alla decisione dei medici, e la questione è stata portata davanti ai giudici del tribunale di Londra. La coppia, infatti, secondo quanto riporta la Bbc, è intenzionata a portare il piccolo negli Stati Uniti, dove esiste una cura sperimentale a cui Charlie potrebbe essere sottoposto. E per questo hanno lanciato anche una campagna di raccolta fondi. Su 1,2 milioni di sterline necessarie al bimbo per accedere al trattamento negli Usa, ne sono state già raccolte oltre 200mila, attraverso la campagna #CharliesFight.

La decisione però, ora, spetta al giudice. Sarà lui a decidere chi ha diritto di scegliere per il futuro del bambino, se i medici o i suoi genitori. “Il giudice deve fidarsi di noi, noi siamo i suoi genitori, non vogliamo vederlo soffrire, se lui stesse soffrendo di sicuro lo lasceremmo andare”, ha spiegato la madre del piccolo alla Bbc, descrivendo come Charlie riesca a muovere la bocca, gli occhi e le manine, reagendo agli stimoli dei genitori. Ma dall’ospedale continuano a sostenere che sia la morte la “cosa migliore” per il piccolo.

“Se qualcun altro nel mondo vuole accoglierlo e aiutarlo, perché non dovremmo provare?”, attacca però la madre del piccolo, in un’intervista con la Bbc. La sua battaglia non sarebbe solo per suo figlio, spiega ancora la signora Yates. Se Charlie reagisse bene a questi nuovi trattamenti, “non sarebbe solo la sua vita ad essere salvata, ma anche quella di tanti bambini che nel futuro nasceranno con questa orribile malattia”, ha continuato la donna, citata dal Mirror.

“Se morisse, almeno avremmo fatto tutto il possibile per salvare la vita del nostro bambino, come farebbe ogni genitore”, ha detto infine la mamma del piccolo.

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