Cultura e Spettacoli

«Debuttai suonando il piano nei night club in Svizzera»

Maria Lucia Tangorra

Gianluca Guidi torna dal 23 marzo al teatro Manzoni di Milano con Serial Killer per signora, che dirige ed interpreta insieme a Giampiero Ingrassia

C'è un episodio OFF del suo percorso di cui vuol parlarci?

«Ho fatto il pianista nei night, prima in Svizzera e poi a Milano, credo che più off di così non si potesse fare».

Quanto ha pesato da bambino, il fatto di avere un padre noto come Johnny Dorelli?

«Non ha pesato, è senz'altro una condizione diversa dalla normalità. La vita rimette sempre tutto in pari, nel bene e nel male».

Da genitore ha mai pensato di non voler replicare qualcosa che non ha sopportato come figlio?

«I comportamenti nei riguardi di un figlio sono istintivi anche perché il proprio figlio non è il prolungamento della tua vita, ma è un'altra vita a cui dai luce e più di te lo fa chi lo partorisce. Non ci sono pregiudizi durante la crescita di un figlio, già si rischia normalmente di fare tanti errori».

È all'ordine del giorno la chiusura del Teatro Eliseo...

«C'è un'intenzione chiara di far chiudere il teatro privato. Il nostro problema è che spesso a fare le regole o a gestire determinate situazioni vengono chiamate persone che non sanno cosa voglia dire fare questo mestiere. La ricetta è molto semplice, solo che non hanno voluto attuarla. Basterebbe fare un triennio rispetto al prestito bancario, i soldi del Ministero dovrebbero andare nelle casse Enpals così da coprire gli oneri sociali per i lavoratori e questo sarebbe uno sgravio enorme per la compagnia, evitando così i ritardi nei pagamenti».

Ha ancora senso tenere aperte le scuole di teatro con giovani che, forse, si illudono?

«Sono i giovani che sognano di andare a X Factor o MasterChef. I venticinquenni di oggi si illudono di poter fare questo mestiere senza sapere chi era Marcello Mastroianni ed è gravissimo.

Il personaggio interpretato da Ingrassia usa la caccia a questo killer a cui dà volto lei per dar lustro alla sbiadita carriera attraverso una gara senza esclusione di colpi.

«Si corre per far bene il proprio lavoro senza la fobia di essere i numeri 1. Non ho mai vissuto una competizione, infatti non sopporto tanto la moda dei Talent. Credo sia deviante per chi vuole approcciare questo mestiere».

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