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"Usa fuori dall'Onu": la proposta choc di un repubblicano

Una proposta choc depositata il 3 gennaio dal repubblicano Rogers intende chiedere al Congresso di votare per l'uscita definitiva degli Stati Uniti dall'Onu

"Usa fuori dall'Onu": la proposta choc di un repubblicano

Arriva in sordina la notizia di una proposta choc di un deputato repubblicano finalizzata a far uscire gli Stati Uniti dalle Nazioni Unite. Il deposito della proposta è avvenuto ad inizio anno. Il repubblicano intende chiedere al Congresso l'approvazione dell'uscita di Washington dall'Onu. La news arriva da White House Watch - Politica USA, una pagina Facebook sulla politica americana che ha linkato il testo della proposta.

Il Grand Old Party, il partito repubblicano, aveva già chiesto in precedenza una corposa modifica del rapporto tra gli Stati Uniti e l'Onu quando si era espresso a favore di un ridimensionamento dei finanziamenti americani verso le organizzazioni sovranazionali. Il titolo del disegno di legge presentato da Rogers è “Atto per la Restaurazione della Sovranità Americana del 2017.” Una titolazione evocativa, che attiene allo spirito sovranista che è divampato in campagna elettorale attorno alla candidatura di Donald Trump, in una modalità tanto dirompente da spazzare via dalle primarie i candidati repubblicani meno rigidi sulla tematica degli organi sovranazionali.

Il disegno di legge, specifica il testo presentato lo scorso 3 gennaio, abrogherebbe l’Atto di Partecipazione alle Nazioni Unite del 1945 e le altre leggi ad esso specificatamente collegate, prevedendo che il presidente, in questo caso Trump, sospenda la partecipazione degli Stati Uniti all'Onu, negli organi, nelle agenzie specializzate, nelle commissioni ed in tutti gli altri organismo affiliati. Rogers ed altri repubblicani di spicco fimatari della legge danno così seguito ad una visione che sta prendendo il largo nel dibattito politico del centrodestra americano, specie grazie al contributo dell'alt-right di Bannon e soci, cioè l'idea per cui il denaro degli statunitensi non dovrebbe in nessun modo essere destinato ad organizzazioni sovranazionali che non abbiano il compito univoco di difendere gli interessi degli Stati Uniti stessi. Lo stesso Trump, del resto, si è più volte espresso, in campagna elettorale e durante la fase di transizione, con toni forti nei confronti dell'Onu ("Quanto alle Nazioni Unite, le cose cambieranno dopo il 20 gennaio”), ma anche della NATO ( “È un’istituzione obsoleta, che costa troppo all’America”).

La proposta Rogers, insomma, come fa notare questo articolo pubblicato su Panorama è in assoluta sintonia con il motto "American First" che ha consentito a Trump di riportare la questioni dell'isolazionismo, del protezionismo e della sovranità nazionale prima al centro del dibattito politico americano e poi in quello geopolitico internazionale. Quella di Rogers, con ogni probabilità, resterà una boutade destinata a finire nel dimenticatoio. Già a fine febbraio, del resto, era circolata la notizia riguardo l'ipotesi che gli Stati Uniti uscissero dal Consiglio dei diritti umani dell'Onu a causa della presunta inutilità di questo e della parzialità rispetto ad Israele all'interno del Consiglio stesso.

Il rapporto tra Usa e Nazioni Unite, in definitiva, sembra lungi dall'essere declinato nel consueto clima di diplomatica condivisione.

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