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Ordine di Trump: controlli più intensi sui visti per gli Stati Uniti

Cablo alle ambasciate Usa: ecco cosa cambia con la nuova amministrazione

Donald Trump con Rex Tillerson (s) e Jim Mattis (r)
Donald Trump con Rex Tillerson (s) e Jim Mattis (r)

Per l'Italia non comporterà nessuna differenza, perché il nostro Paese partecipa insieme ad altri 37 Paesi al programma Visa Waiver, che consente l'ingresso negli Stati Uniti senza visti, se per ragioni di turismo o affari e fino ai 90 giorni di permanenza.

È per i cittadini degli altri Stati che, in un futuro molto vicino, entrare in America sarà più complicare. Lo lasciano intuire cablo diplomatici inviati la scorsa settimanda dal segretario di Stato, Rex Tillerson, e ricevuti da tutte le ambasciate americane, con istruzioni precisi per i dipendenti, affinché intensifichino lo scrutino di quanti richiedono un visto.

È il New York Times a scrivere - a seguito di una notizia pubblicata da Reuters - dell'ulteriore stretta in arrivo da Washington, dove nelle ultime settimane già si è molto parlato di temi come immigrazione e controlli alle frontiere per via del cosiddetto "Muslim ban". Ora il giro di vite si allarga, per molti viaggiatori, per turismo o lavoro e per i parenti non americani di persone già residenti negli Stati Uniti.

Trump già in campagna elettorale aveva promesso "un estrema selezione" su quanti vengono ammessi negli Stati Uniti e sembra stare seguendo quella strada. Tra le nuove norme un questionario molto più dettagliato sul passato dei richiedenti visto e un controllo obbligatorio dei social network, nel caso in cui siano stati in territori controllati, ora o negli scorsi anni, dal sedicente Stato islamico.

"Tutte le decisioni sui visti sono decisioni che riguardano la sicurezza nazionale", ha scritto alle ambasciate il segretario di Stato americano.

Entrare in America, da oggi in poi, sarà più difficile.

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