Controcultura

Non provarci più Woody (Allen)! La tv non fa per te

Quella comicità che lo ha reso unico, oggi è francamente insopportabile. Pensate per un momento di avere Woody Allen come marito, parente, anche solo vicino di casa e provate a domandarvi quale colpa avete per sopportare una tortura del genere

Non provarci più Woody (Allen)! La tv non fa per te

Ormai raramente recita nei suoi film, perché 81 anni sono tanti anche per lui; meglio saggiamente restare dietro le quinte senza insistere nel ruolo che gli ha dato tanto fortuna dell'intellettuale ebreo in preda alle sue psicosi e che da tempo scivola nel cliché ripetitivo. Però Woody Allen non ha resistito alle sirene e ai dollari di amazon.com e, per un'offerta economica impossibile da rifiutare, ha accettato di inventare, dirigere e interpretare la prima serie tv della sua carriera, Crisis in Six Scenes, disponibile anche in Italia da venerdì scorso. Ottima notizia, in lingua originale, volendo con sottotitoli.

Sei episodi di venti minuti ciascuno, incentrati sulla figura di un romanziere frustrato e di scarso successo, alle prese con un lavoro per il piccolo schermo. Accanto a lui la moglie, interpretata da Elaine May, e un'amica della figlia, la cantante/attrice Miley Cyrus, idolo dei giovanissimi, che piomba improvvisamente in scena, come nel teatro classico, mettendo in crisi la normale quiete dei due vecchi coniugi.

Sullo sfondo l'America del 1967, con la sua musica, la Summer of Love e la guerra in Vietnam. Nella costruzione di Allen, però, la realtà è lontana e comunque filtrata dalle lunghe, interminabili, discussioni su questioni di poco conto: si parla di letteratura e cinema con il barbiere, ci si lamenta perché il barbecue non funziona, accompagnando il tutto con una lista interminabile di mali immaginari, nel consueto autoritratto dell'attore da ipocondriaco.

Quella comicità che lo ha reso unico, oggi è francamente insopportabile. Pensate per un momento di avere Woody Allen come marito, parente, anche solo vicino di casa e provate a domandarvi quale colpa avete per sopportare una tortura del genere. Noioso, non più spiritoso, sempre le stesse battute, i soliti tic, il solito maglioncino tinta pastello e pantaloni di velluto, divisa democratica di chi ha votato Hilary e ora si dispera per Trump. Allen inscena il funerale di un'umanità giurassica, ancora legata ai tempi del Greenwich Village e ora malinconicamente ripiegata su se stessa, parodia o barzelletta di ciò che è stato, di quando i suoi film erano comunque un evento, mentre ora il più delle volte scivolano via inosservati, pur rispettando la cadenza annua come la cartella della tassa rifiuti.

Teatro filmato più che cinema, di impronta borghese; particolari ridotti all'osso, drammaturgia assente, inquadratura fissa sul salotto di casa e chiacchiere, tante chiacchiere. Per la tv uno stile che non funziona e infatti il regista stesso non è stato troppo convinto del risultato, forse pentito di aver affrontato la scommessa.

Pur funzionando da irresistibile attrazione per i maestri del cinema - in molti sono chiamati a cimentarsi con le regole sintattiche e spettacolari della nuova tv diluita in puntate, dunque non semplice da gestire - non è affatto detto che tutti gli autori riescano a produrre in televisione risultati degni della loro fama.

Allen ha semplicemente pescato dal repertorio più consolidato, perdendo così un'occasione storica.

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