Economia

«La ricerca interna non basta, facciamo sistema»

Dattoli: «Occorre più collaborazione». Dettori: «Già 40mila giovani impegnati nelle start up»

Antonio Risolo

Mettere in comune le proprie esperienze per fare sistema e spingere la corporate Italia a innovare: questo il messaggio che lanceranno i relatori che giovedì e venerdì si alterneranno su palco di «Sharing Italy». Tra questi Flavia Trupia che interverrà su «Retorica e business». «Si pensa spesso - dice - che la retorica sia una disciplina tipica dell'accademia e il business tipico del mondo del lavoro. Quindi due mondi che di solito non si incontrano. Di fatto questo non è vero - continua Trupia - perché la retorica è dentro il business. E se nel business ci fosse buona retorica avremmo una migliore comunicazione tra imprenditori, manager e imprese. La Retorica - un'arte inventata nella Sicilia ellenica - è quindi utile al business. Io ho creato l'Associazione per la Retorica, di cui sono presidente, proprio per discutere di questi temi. La retorica può essere utile perché aiuta a creare la credibilità di chi emana il messaggio. Una condizione fondamentale nell'era del social network. L'altro aspetto è quello del logos: quando comunichi qualcosa ti devi preoccupare che funzioni e che sia comprensibile per il tuo interlocutore. Ma la retorica - conclude - è anche pathos, perché significa coinvolgere emotivamente clienti, fornitori, gli stessi dipendenti di un'azienda».

Gianluca Dettori, gestore di venture capital, invece, racconterà quello che è accaduto in Italia negli ultimi dieci anni: «Con la nuova generazione di imprese tecnologiche è nato un contesto che prima non esisteva. Oggi almeno 40mila giovani italiani sono coinvolti in una start up o hanno creato imprese tecnologiche. Sullo sfondo l'impatto della digitalizzazione di massa che si è compiuta negli ultimi vent'anni. Di fatto tutto questo accelera il cambiamento della nostra società. Un'ondata di innovazione sempre più potente che comincia a riscrivere le regole di molti mercati. Un esempio banale - conclude Dettori - oggi i tassisti protestano contro Uber perché una piccola start up di San Francisco con una app ha rvoluzionato il settore. Dieci anni fa era impensabile».

Marilisa Allegrini, la regina dell'Amarone, è la prima donna italiana sulla copertina di Wine Spectator. Nella due giorni di Torino, sarà buona testimone di esperienze imprenditoriali uniche: «Noi , con altre sette imprese italiane del settore - rivela - abbiamo fondato l'associazione Italian Signature Wines Academy per affrontare insieme i mercati che a livello individuale sarebbero quasi impenetrabili. Io credo che fare sistema sia importante, è un'esigenza individuale, uno dei metodi per accelerare i tempi risparmiando costi. Come alla recente fiera di Düsseldorf dove avevamo un solo stand per otto aziende, facilitando anche lo scambio di idee e di informazioni con i nostri player e i vari ambasciatori nel mondo».

Infine Davide Dattoli, bresciano, 26 anni, fondatore e ad di Talent Garden, il più grande network europeo di coworking focalizzato sul digitale e sull'innovazione. Un intervento il suo, legato al tema del «cercare». «In un periodo storico come l'attuale - dice Dattoli - le aziende non possono più pensare solo di fare Ricerca & sviluppo dall'interno. L'innovazione oggi si cerca all'esterno, collaborando con le start up tecnologiche. Fondamentale la formazione. La tecnologia cambia i modelli di business, e quindi cambia le opportunità.

Il digitale, insomma, non è solo un'opportunità di comunicazione, ma diventa opportunità per modificare le strutture organizzative».

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