Economia

Occupazione, l'Italia è penultima in Europa

In Italia risultano occupate oltre 6 persone di 20-64 anni su 10 (61,6%). Guardando all’Europa, nella graduatoria relativa al 2015 solo la Grecia ha un tasso di occupazione inferiore a quello italiano

Occupazione, l'Italia è penultima in Europa

Sono allarmanti i dati diffusi oggi dall'Istat sul mondo del lavoro. In Italia le persone "occupate" nella fascia di età compresa tra 20 e 54 anni sono il 61,6%. Se confrontiamo questo dato con il resto d'Europa il nostro Paese è al penultimo posto. Nella graduatoria relativa ai dati del 2015 soltanto la Grecia è messa peggio di noi, con un tasso di occupazione inferiore a quello italiano. Alla Svezia invece va il record, con l'80,5% di occupati. I dati sono raccolti nel dossier "Noi Italia" dell’Istat. Nel Belpaese resta forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (71,7% gli uomini occupati, 51,6% le donne), così come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno (69,4% contro il 47,0%).

Il dossier si sofferma anche sull’incidenza del lavoro a termine nel 2016, con una percentuale che resta invariata al 14,0%, più alta nelle regioni meridionali (18,3%) rispetto al Centro-Nord (12,5%). Cresce con minore intensità il numero di occupati a tempo parziale (18,8%), con una distribuzione abbastanza uniforme sul territorio nazionale. In Europa questa modalità di occupazione è diffusa soprattutto nei paesi nord-occidentali (50,7% l’incidenza nei Paesi Bassi nel 2015), mentre lo è poco nei paesi dell’Est di più recente adesione all’Unione.

Ecco i dati sulla povertà

Tra il 2014 e il 2015 sono sostanzialmente stabili sia l’incidenza di povertà assoluta e sia quella relativa. La povertà assoluta nel 2015 coinvolge il 6,1% delle famiglie residenti (pari a 4 milioni 598 mila individui). Rispetto al 2014 peggiorano soprattutto le condizioni delle famiglie con 4 componenti (dal 6,7% al 9,5%). Il 10,4% delle famiglie è relativamente povero (2 milioni 678 mila); le persone in povertà relativa sono 8 milioni 307 mila (13,7% della popolazione). Nel 2014, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto pari, in media, a 29.472 euro (circa 2.456 euro al mese). Tuttavia, data l’asimmetricità della distribuzione dei redditi, la maggioranza delle famiglie ha conseguito un reddito inferiore all’importo medio. Il valore mediano, infatti, che fornisce il livello di reddito che equiripartisce la distribuzione, mostra che il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito un reddito non superiore a 24.190 euro (2.016 euro al mese).

Maglia nera nel rapporto debito/Pil

L’Italia si conferma tra i Paesi dell’Ue con un elevato rapporto debito/Pil, salito nel 2016 al 132,6% (6 decimi di punto percentuale in più sull’anno precedente). Nel confronto europeo il valore del nostro Paese è inferiore solo a quello della Grecia (dati 2015). Nel 2016 in Italia l’indebitamento netto in rapporto al Pil è stato pari al -2,4% (-2,7% e -3,0% rispettivamente nel 2015 e nel 2014); il saldo primario (indebitamento netto meno spesa per interessi) è in lieve aumento rispetto al 2015, con una incidenza sul Pil dell’1,5%. Nel confronto europeo, sui dati di indebitamento relativi al 2015 l’Italia risulta allineata alla media dell’Ue. Nel 2016 la pressione fiscale in Italia scende al 42,9%, in riduzione di 0,7 punti percentuali dal massimo del biennio 2012-2013. Il nostro Paese - si legge - è fra quelli con i valori più elevati, superato tra i maggiori partner solo dalla Francia (dati 2015). La pubblica amministrazione italiana ha speso nel 2015 circa 13,6mila euro per abitante, un valore sostanzialmente in linea con quello medio dell’Ue.

Tra le grandi economie dell’Unione, Germania, Regno Unito e Francia presentano livelli più elevati, mentre la Spagna spende meno dell’Italia.

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