Economia

Pirelli cinese diventa «leggera» Tra un anno il ritorno in Borsa

Ceduti gli pneumatici industriali, sul listino andranno i «premium». Banche al lavoro. ChemChina sotto il 50%

Cinzia Meoni

A due anni esatti dall'inizio dell'avventura cinese, Pirelli è arrivata a un punto di svolta. L'ex Pirelli Industrial, ovvero l'attività del gruppo dedicata a gomme per mezzi pesanti (camion, autobus, mezzi agricoli), ha preso un volo di sola andata per la Cina, dove confluirà in un nuovo gruppo quotato alla Borsa di Shanghai. Mentre per il ramo «consumer» specializzato negli pneumatici «premium» e «prestige» è iniziato il conto alla rovescia per il ritorno a Piazza Affari, previsto entro l'estate dell'anno prossimo.

Risale alla primavera di due anni fa l'Opa di ChemChina sul gruppo della Bicocca e il successivo delisting dell'icona dell'industria milanese. Da allora le due anime della Pirelli hanno preso direzioni differenti a livello di azionariato, mercati, attività e sedi legali. Sulla carta le prospettive sono allettanti: i due business, consumer e industrial, hanno possibilità di sviluppo, di sfruttamento delle economie di scala, di espansione geografica e di valorizzazione più come entità separate, che non quali divisioni poste sotto un unico ombrello, come sono state fino a poco fa. Ma, per verificare le speranze con i dati effettivi, occorrerà attendere quanto meno i conti trimestrali, attesi entro fine maggio. Sul fronte industrial dovrebbero registrare l'uscita dal tunnel dei mercati latino americani, mentre su quello consumer, la costante ascesa dei promettenti mercati emergenti e il rafforzamento del redditizio ambito premium e prestige.

L'ex Pirelli Industrial confluirà in Aeolus Tyre, società di ChemChina quotata a Shanghai, dando vita a Prometeon, quarto operatore del settore a livello mondiale con una capacità produttiva annuale di 18 milioni di pezzi. Le nozze passeranno da un aumento di capitale di Aeolus, a cui saranno apportati i titoli di Pirelli Industrial detenuti al 38% dal fondo Cinda (entrato recentemente), al 10% dalla stessa Aeolus e al 52% da TP Industrial Holding, a sua volta controllata integralmente dal veicolo Marco Polo. Questo è partecipato per il 65% da ChemChina, per il 22,4% da Camfin (i soci italiani guidati dall'ad del gruppo Marco Tronchetti Provera) e per il 12,6% da Lti/Rosneft. Il completamento dell'operazione è atteso entro fine anno.

Prometeon, risultato dell'integrazione delle attività cinesi di Aeolus e di quelle Pirelli, sarà comunque guidata da un italiano: Paolo Dal Pino, chief executive officer dell'ex Pirelli Industrial, sarà l'ad del nuovo colosso.

Per quanto riguarda i numeri, il riassetto di Pirelli Industrial porta al di fuori del gruppo un settore che vale quasi un miliardo di euro di ricavi sugli oltre 6 miliardi complessivi, con un margine operativo lordo di 91 milioni su un totale di 1,18 miliardi e un utile operativo di 33,6 milioni su 724. Non è ancora chiaro invece quanto debito, dei 4,9 miliardi registrati nel 2016 dal gruppo, verrà posto sulle spalle di Prometeon. Nel frattempo la recente cessione del 38% di Pirelli Industrial a Cinda per 266 milioni ha concorso a portare nuova linfa nei bilanci di Pirelli, su cui continua a pesare una struttura finanziaria impegnativa visto che il debito è oltre quattro volte il margine operativo (è cresciuto così in seguito all'Opa).

La separazione del ramo industrial dovrebbe comunque alleggerire la struttura finanziaria del gruppo guidato da Tronchetti e concorrere a valorizzare la storica attività della Bicocca in vista dell'Ipo per la quale ormai i tempi stringono. Le banche sono già al lavoro e circolano già valutazioni molto interessanti, tra i 7 e i 10 miliardi al netto della quota di debito di pertinenza consumer: quindi più alte dell'Opa da 7 miliardi del 2015 che comprendeva però anche l'ex Industrial. In vista della quotazione è previsto che ChemChina scenda sotto il 50%. Mentre in fase di collocamento potrebbero entrare nuovi soci importanti, sia italiani, sia cinesi.

Il ritorno sul listino di Pirelli sarà a Milano: la società controllata integralmente dal veicolo Marco Polo, dopo lunghe riflessioni che avevano preso in esame altre sedi, ha deciso di tornare in negoziazione in Piazza Affari.

A Milano, secondo i patti parasociali, dovranno rimanere anche la ricerca e la sede legale.

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