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Sedentari contro nomadi: ecco la guerra al tempo dell'Europa senza frontiere

Lo scrittore francese presenta il nuovo saggio e discute in Fiera di multiculturalismo

Sedentari contro nomadi: ecco la guerra al tempo dell'Europa senza frontiere

«Nik la France». Questo tag che ha macchiato la statua del generale de Gaulle ha suscitato numerosi commenti scandalizzati. Senza sapere se l'offesa fosse rivolta alla Francia o a de Gaulle, o all'ortografia per questo Nik disinvolto (Trascrizione fonetica di nique, fotti, usata in contesti familiari. Qui Nik la France sta appunto per fotti la Francia, ndr). Dopo tutto, anche i rapper sanno scrivere questa parola. Ma l'ortografia non è una preoccupazione per questi uomini venuti da lontano che sognano soltanto di parlare inglese. Si sono precipitati verso il porto, urlando, minacciando, respinti con molta difficoltà dai poliziotti antisommossa e i loro cannoni ad acqua. Abbiamo visto un abitante di Calais esasperato uscire dalla sua abitazione con un fucile a pompa, prima di ripensarci davanti alla folla che gli gettava contro vari oggetti.

La guerra che sta arrivando non è più quella della lotta di classe, quella dei poveri contro i ricchi non ci sono più i ricchi, sono partiti verso i paradisi fiscali. Si crede che la guerra abbia abbandonato l'Europa perché non ci si batte più nazione contro nazione, popolo contro popolo. La guerra oppone ormai i sedentari ai nomadi. La scomparsa delle frontiere nazionali avrebbe dovuto portare la pace; ci ha portato la guerra di tutti contro tutti. Per molto tempo la sinistra ha rifiutato con veemenza di scegliere in quella che chiamava guerra tra poveri. I militanti di estrema sinistra che dirigevano le operazioni sabato, invece, hanno scelto: i nomadi contro i sedentari; i poveri stranieri contro i poveri francesi; la solidarietà internazionalista contro la solidarietà nazionale. Quanto all'Inghilterra, fa ciò che ha sempre fatto in passato sul continente: paga. Finanziava un tempo le coalizioni armate contro Luigi XIV o Napoleone; dà oggi i soldi alle autorità francesi affinché queste si facciano carico del lavoro sporco. È comodo, efficace. Un tantino sprezzante. Insomma, molto british.

Si parla peraltro della giungla di Calais per designare il campo dei rifugiati dove regnano la legge del più violento, traffici e prostituzione. Tutto ciò sul territorio di un Paese, la Francia, che si riempie la bocca dicendo di essere uno Stato di diritto. Ma quando non c'è più lo Stato, dov'è il diritto?

La funzione dello Stato è appunto quella di difendere i poveri francesi dalle aggressioni giunte da altre parti. È la funzione originale di ogni potere che ricoprivano i feudatari al tempo del feudalesimo, poi i re, e la Repubblica. Vertiginosa vacuità del nostro Stato, abbastanza forte per impedire alle popolazioni di difendersi da sole, ma troppo debole per proteggerle. Stima i migranti a quattromila, quando in realtà sono più di diecimila. Invece di rispedirli a casa loro, il nostro Stato li trasporta in autobus verso le regioni situate più a sud; si fermano in dei centri di tregua dove dovrebbero riflettere sul loro futuro, secondo il gergo dei nostri servizi amministrativi tratto dalle opere complete di Oui-Oui. Ma i migranti riflettono rapidamente e costantemente. Hanno fretta di tornare a Calais, con dei biglietti generosamente offerti dalle associazioni di difesa dei migranti, associazioni sovvenzionate dallo Stato. Se lo Stato è forte diceva Paul Valéry , ci schiaccia.

Se è debole, moriamo.

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