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Primi cento giorni, Trump delude gli americani. Ma la prossima settimana può arrivare la svolta

Solo il 42% degli americani approva l'operato di Donald Trump nei primi 100 giorni del suo mandato. Ma fra coloro che hanno votato il magnate il tasso di approvazione resta altissimo, al 94%

Primi cento giorni, Trump delude gli americani. Ma la prossima settimana può arrivare la svolta

I numeri sono inesorabili. Se guardiamo ai primi cento giorni di mandato Donald Trump è il presidente degli Stati Uniti meno amato da decenni: solo il 42%, infatti, dice di approvare il suo operato (sondaggio Washington Post/Abc), mentre il 53% lo disapprova. Ma si era registrato un gradimento così basso da quando si è iniziato a fare questi tipi di stime, all'epoca del presidente Eisenhower.

Il dato, che sicuramente infastidisce Trump, non deve però destare grande preoccupazione, visto e considerato che fra coloro che lo hanno votato il tasso di approvazione resta altissimo, al 94% (in pratica quasi tutti sono contenti di lui), con solo il 2% che si è pentito di averlo scelto come inquilino della Casa Bianca, e il 96% che lo rivoterebbe anche oggi. Il "Washington Post", notoriamente ostile a Trump, sottolinea come nei primi 100 giorni Barack Obama fece registrare un tasso di approvazione del 69%, George W. Bush il 63% e Bill Clinton si fermò al 59%. Decisamente più alto il consenso di Bush senior (71%) e Ronald Reagan (73%), mentre Johnson, Kennedy ed Eisenhower superarono tutti quota 70 (rispettivamente con il 73%, il 78% e il 73%). Per trovare una percentuale così bassa come quella di Trump dobbiamo guardare a Gerald Ford (47%), che pure non fu eletto ma subentrò a Nixon dopo le dimissioni. Quest'ultimo, invece, nei suoi primi 100 giorni fece registrare il 61% di apprezzamento.

Trump sembra non voler dare troppo peso a questi sondaggi. O almeno così dice. In vista della scadenza dei 100 giorni (la prossima settimana) mette le mani avanti e in un tweet osserva che che "non importa quanto io possa ottenere, ed è stato tanto, i media lo faranno sparire". Poi definisce "ridicolo" inseguire (e quindi dare importanza) al gradimento raggiunto nei primi 100 giorni. Anche se negli ultimi decenni i presidenti si sono sempre occupati di tenere alta l'asticella. Questo segna un cambio di rotta da parte del presidente, dato che in campagna elettorale spesso parlava dei "cento giorni" e delle realizzazione che avrebbe voluto ottenere entro questa scadenza.

Al di là delle polemiche e delle facili ironie (qualcuno osserva che Trump si comporta come la volpe con l'uva di Esopo), la prossima settimana sarà estremamente importante per la politica americana. Il Congresso deve scongiurare l'ennesimo rischio shutdown, approvando una legge che prolunghi la scadenza del bilancio. E per mercoledì Trump ha già annunciato la presentazione della sua riforma fiscale, con la promessa di un taglio delle tasse mai visto (lui l'ha definito "epocale"). I Repubblicani, tra l'altro, intendono correre ai ripari, ritentando di approvare la legge che sostituirà l'Obamacare. Sarà interessante vedere i prossimi sondaggi di gradimento subito dopo questi provvedimenti.

Sicuramente la politica reale è molto diversa (e più complessa) di quella delle campagne elettorali. Però i conti, come sempre, si devono fare alla fine. Più che guardare compulsivamente i sondaggi è necessario aspettare le prossime scadenze elettorali (le elezioni di Midterm del 2018).

Per Trump c'è ancora molto tempo per rialzare l'asticella.

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