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Dietro a Lufthansa spuntano indiani e malesi

Potrebbero affittare aerei. E le low cost guardano allo spezzatino per prendersi gli slot e i piloti

Dietro a Lufthansa spuntano indiani e malesi

Milano - Il bottino di Alitalia fa gola ai rivali che, in attesa di capire la strada che verrà percorsa dal commissario, si mettono in coda per gli asset più appetibili. Ieri a farsi avanti è stato Peter Bellew, amministratore delegato di Malaysia Airlines, che si è detto interessato a prendersi a noleggio dai 6 a 8 Airbus A330-200 (per ciascuno dei quali ci si può aspettare almeno 234mila euro al mese di affitto) della flotta Alitalia. Altri potrebbero essere noleggiati alla compagnia indiana IndiGo. È probabile che altre candidature emergano nei prossimi giorni.

Il prestito ponte e l'arrivo di uno o più commissari potrebbero tuttavia realizzare un'operazione di make up tale da rendere più attraente l'ex compagnia di bandiera riducendo gli insostenibili costi di gestione (solo i costi vivi mensili ammontano a 217 milioni). I tempi però sono stretti: non oltre sei mesi o si procederà alla liquidazione.

Un'Alitalia alleggerita da dipendenti in esubero, rotte e veicoli poco efficienti e debiti, potrebbe rappresentare un boccone prelibato a prezzo di saldo. Lufthansa starebbe già studiando il dossier, ma non manca chi vede in Qatar Airways un potenziale cavaliere bianco, soprattutto dopo l'accordo su Meridiana. Ad attrarre gli acquirenti, sarebbero prima di tutto i famosi slot, ovvero gli spazi di decollo e atterraggio a disposizione delle compagnia aerea: i voli previsti dall'ex compagnia di bandiera sul 2017 sono quasi 202mila e, solo su Roma Fiumicino, Alitalia ha il 35% dello spazio aereo.

Le finestre di volo costituiscono l'accesso al redditizio mercato turistico italiano: secondo i dati del World Economic Forum sono quasi 56 milioni gli stranieri che ogni anno arrivano nel Belpaese. Anche la flotta di 121 aerei (di 25 a lungo raggio, 76 a medio raggio e 20 regionali), nonostante sia in gran parte in leasing, potrebbe rafforzare, la struttura dei potenziali acquirenti così come l'equipaggio, la cui formazione è riconosciuta come tratto distintivo di Alitalia. Rilevando infine Alitalia, l'eventuale compratore avrebbe a disposizione un brand che, nonostante i tracolli societari, rappresenta l'ospitalità made in Italy tanto che per Brand Finance vale 448 milioni di euro.

L'alternativa alla cessione al miglior offerente sarebbe lo spezzatino. In quest'ultimo caso alla finestra ci sarebbero già i padroni dei cieli italiani, Ryanair e Easyjet, pronti ad avanzare richieste sugli slot (riassegnati da Assoclarence in caso di deault di Alktalia e non venduti) ed eventualmente, decidere di rafforzarsi, magari affittando in «wet lease», aerei completi di equipaggio dell'ex compagnia di bandiera.

Ad Alitalia fanno poi capo attività di cargo e nell'ambito della manutenzione che potrebbero essere riallocate, magari più snelle, mentre Ethiad (a cui fa capo il 49% di Alitalia) potrebbe essere interessata a rilevare il 25% ancora mancante del programma di fidelizzazione Mille Miglia per gestire i dati degli oltre 5mila soci.

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