Cronaca locale

Trovato morto il giostraio di Magenta: un arresto

Sparito da una settimana il 55enne rinvenuto cadavere a casa di un pregiudicato. Molti i misteri

Paola Fucilieri

Li hanno visti parlare, tranquilli, mentre cenavano in una trattoria del Biellese, non lontano dal paesino di Valle Mosso, la sera del 30 aprile. Affari comuni? Una compravendita? Oppure, come sembra più probabile, un'amicizia appena agli inizi?

Resta ancora più di un punto interrogativo su come e perché si siano incontrati i mondi del giostraio disabile e incensurato Pietro Bello, 55 anni, residente a Magenta e quello del pregiudicato 40enne Cristian Angileri, originario del casertano, un tipo che viveva di stenti, con alle spalle una serie di rapine, furti, stalking e altri reati contro la persona che ne avevano fatto un regolare frequentatore delle patrie galere. Eppure è proprio a casa di Angileri, a Valle Mosso, che venerdì sera i carabinieri della stazione locale, insieme ai colleghi del comando provinciale di Biella, dopo aver rinvenuto poco lontano la Chevrolet Cruize di Bello, hanno trovato il cadavere del disabile avvolto in un telo di plastica, infilato nel sottotetto. L'uomo sarebbe morto per soffocamento quella stessa sera, anche se sarà l'autopsia a dire l'ultima parola. E, sempre secondo gli investigatori, non c'è alcun dubbio che a finirlo sia stato il pregiudicato, fermato per ora con l'accusa di omicidio preterintenzionale (consumatosi con ogni probabilità al termine di una lite) e attualmente in carcere a Biella. Ora è caccia al movente, ma non solo. Sono ancora solo supposizioni, infatti, quelle che indicano i social network come il «luogo» dove i due si sarebbero conosciuti per poi decidere d'incontrarsi a Valle Mosso. Angileri ha fornito una serie di versioni contrastanti su quella sorta di «conoscenza » appena nata e subito finita nel peggiore dei modi. Ammette infatti di aver incontrato Bello per la prima volta proprio il 30 aprile, ma continua il suo racconto con una serie di palesi menzogne che, a detta dei carabinieri, non starebbero «ne in cielo ne in terra». Quel che sembra scontato, però, è che non ci sono elementi per accusare il pregiudicato di aver adescato Bello con il progetto di tendergli un tranello e ucciderlo.

La famiglia del morto - che aveva segnalato la scomparsa del giostraio alla trasmissione televisiva Chi l'ha visto - non ha dubbi: Angileri non si è mai visto a casa loro, a Magenta e dei suoi contatti con Pietro Bello nessuno sa nulla. Il disabile, quel pomeriggio del 30 aprile, aveva salutato la moglie dicendo che sarebbe andato a fare «un giro in auto».

E certo non immaginava che non sarebbe mai più tornato, se non in una bara.

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