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La Lazio spensierata fa paura ai bianconeri poco Allegri

Juve a caccia del 1° trofeo, Max: "Attenzione ai dettagli". La ricetta di Inzaghi: "Corsa e aggressivi, soffochiamoli"

La Lazio spensierata fa paura ai bianconeri poco Allegri

Roma - La prima tappa che porta al Triplete juventino passa ancora da Roma. E le parole chiave che guidano la vigilia dei bianconeri alla finale di Coppa Italia (i bianconeri potrebbero tra l'altro centrare un tris di vittorie del trofeo nazionale mai riuscito a nessuno) sono ricarica e attenzione. Di ricarica parla Giorgio Chiellini, in riferimento allo «sfruttare ogni passo falso (compreso quello di domenica con la Roma) come slancio positivo». Attenzione è invece il termine usato da Allegri, che assicura come ce ne sarà maggiore da parte dei suoi «nei dettagli, che hanno fatto la differenza contro i giallorossi, tanto che rifarei tutte le scelte». Il riferimento è ai molti cambi nella formazione base che hanno scatenato critiche, ma che - come ha spiegato lo stesso Allegri già tre giorni fa dopo il ko - è stato il leit motiv di molte delle gare bianconere, specie di quelle a cavallo degli impegni europei. Respinte dunque al mittente le tesi di un turnover deleterio o presuntuoso e dei pensieri fissi al Triplete.

Il mancato match point scudetto di domenica non sembra dunque aver destabilizzato l'ambiente bianconero. Conscio che questa volta non si può sbagliare. «Ora non c'è da pensare, c'è da raccogliere», il messaggio del tecnico toscano che arriva dalla pancia dell'Olimpico. Dove stasera vedremo una Juve molto diversa dalla sfida con i giallorossi e in larga parte molto vicina a quella che cercherà di strappare la Champions al Real, a cominciare dal Dybala titolare, da Rincon e Marchisio promossi titolari per le assenze forzate di Khedira e Pjanic e con la Bbc, (la linea difensiva ormai collaudata anche in nazionale) che dovrebbe risolvere il problema di una porta bianconera un po' troppo perforata negli ultimi tempi.

In tutto questo c'è un avversario, la Lazio, che Allegri rispetta molto. Come il suo allenatore. «Devo fare i complimenti a Simone Inzaghi - così il condottiero bianconero -, è un bravo tecnico, sveglio e molto pratico, che non si perde in chiacchiere, farà molta strada». Un avversario tra i peggiori possibili per la Juve, visto l'entusiasmo del gruppo biancoceleste, che ha sorpreso e a tratti anche entusiasmato. Ora è pronta a tenere duro per reggere l'urto degli effetti speciali bianconeri.

La Lazio gioca la sua nona finale di Coppa Italia e ne ha vinte sei e Simone Inzaghi, stipendio di quasi cinque volte inferiore al collega, l'ha conquistata in passato a ogni esordio (da giocatore della Lazio e da allenatore della Primavera). Davvero incredibile la parabola stagionale del tecnico, che nel luglio scorso - nonostante avesse traghettato la squadra nelle sette gare finali del campionato precedente - era diventato solo la terza scelta di Lotito e Tare dopo Bielsa e Prandelli. Poi la conferma e un'annata da dieci e lode («sono orgoglioso di questo gruppo, sapevo che mi avrebbe dato tanto») con tanto di ripescaggio del «ribelle» Keita, diventato letale sotto porta e vera insidia, insieme all'ex Immobile, per la Juve.

Ma se il bilancio delle sfide con i bianconeri nel trofeo nazionale è in perfetto equilibrio, gli ultimi sei confronti hanno invece registrato solo successi della Juve e un solo gol (di Radu) per i biancocelesti. «È una finale che ci siamo guadagnati sul campo, vogliamo giocarcela. Servirà tantissima corsa e aggressività, la Juve non dovrà trovare spazi», così Inzaghi. Che regala la ricetta per il colpaccio («mente libera e umiltà») e avrà un tifoso speciale in più, il fratello Pippo («è venuto già ieri a Roma e ha fatto lo zio, oggi ci sosterrà dalla tribuna»), che come ha sottolineato Allegri «un triplete con il suo Venezia lo ha già conquistato».

Dieci milioni il bottino in palio per chi alzerà il trofeo, ma al di là dell'aspetto economico (la Tim Cup sta diventando una delle voci di maggiori introiti della Lega calcio) mai come stavolta un successo per entrambe le sfidanti avrà un sapore particolare. «Ci si ricorda solo di chi vince», ha sottolineato capitan Biglia che ha perso le ultime quattro finali di fila che ha giocato.

E lui, come gli altri laziali, vogliono togliere un mattoncino allo stupendo edificio costruito dalla Juve.

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