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Trump e la visione della Nato Araba

Trump tra poche ore sarà in Arabia Saudita dove esporrà la sua nuova architettura di sicurezza regionale per combattere il terrorismo e contrastare l'influenza dell'Iran

Trump e la visione della Nato Araba

Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha intrapreso la sua prima ambiziosa missione diplomatica all’estero con diverse questioni in agenda da affrontare come il processo di pace in Medio Oriente e la lotta contro l’Isis. L'esito di tale viaggio potrebbe invertire il trend negativo nei media americani, divenuto costante dopo il licenziamento del direttore dell’FBI James Comey. L'agenda del Presidente Trump è senza dubbio ambiziosa. Trump, a differenza dei suoi predecessori che nei primi viaggi istituzionali si sono recati in Messico ed in Canada, tra poche ore sarà in Arabia Saudita, con successive visite pianificate in Israele e nel Vaticano. Il Presidente Usa parteciperà poi ad un vertice della NATO a Bruxelles ed al G7 a Taormina.

Durante la sua visita a Riyad, Trump esporrà la sua visione per una nuova architettura di sicurezza regionale, già battezzata NATO Araba, per combattere il terrorismo islamico radicale e contrastare l'influenza dell'Iran nel Golfo Persico e nel Medio Oriente. Parte essenziale del piano (trattative avviate poco dopo le presidenziali e discusse dal consigliere della Casa Bianca Jared Kushner e dal principe Mohammed bin Salman), è una delle più grandi commissioni militari della storia con lo Stato Saudita.

Secondo la Casa Bianca, vi sono diversi progetti in itinere per aumentare la cooperazione tra i due paesi in diversi settori come la sicurezza e l’economia. Arabia Saudita che, a sua volta, avrebbe accolto le richieste di Trump. Tra qualche ore, quindi, assisteremo ad una serie di annunci che getteranno le basi per una (possibile) coalizione dei paesi sunniti, con una struttura organizzativa formale simile alla NATO.

L'idea della NATO Araba rispecchia perfettamente i principi fondamentali della dottrina estera di Trump, l’America First: maggiore leadership americana nella regione, onere finanziario della sicurezza a carico degli alleati e posti di lavoro negli Stati Uniti, attraverso le massicce vendite di armi. Domani conosceremo l’esatto valore della fornitura, ma dovrebbe attestarsi sui 350 miliardi di dollari in dieci anni, con primo pacchetto del valore di 90/130 miliardi di dollari. Parte delle forniture sono destinate alla Marina Saudita per modernizzare e rendere più efficaci le forze del Golfo ed alla difesa missilistica. Secondo la visione del Center for Strategic and International Studies (la prospettiva è americana), “più forte è il deterrente saudita, minore sarà il rischio di un confronto militare con l'Iran”.

In questa prima fase, al vertice per il progetto della NATO Araba siederanno gli Emirati Arabi Uniti, l'Egitto, la Giordania e l’Arabia Saudita con Stati Uniti in ruolo organizzativo e di supporto. Sono diciassette i rappresentanti dei paesi musulmani invitati da Riyad. Per ammissione della Casa Bianca, molti dei dettagli sulla Nato Araba non sono stati ancora elaborati, ma è prevista una componente di difesa reciproca. Gli Stati Uniti (ed Israele) offriranno sostegno militare ed intelligence all'Alleanza Araba, ma non rientreranno negli accordi sulla reciproca difesa.

La NATO Araba

Il valore di un alleanza dipende dai risultati che produce, ma il primo problema è nella definizione. Le nazioni del Medio Oriente non condividono la medesima storia europea e le finalità alla base dell’Alleanza fondata sulla scia dell'espansione sovietica. La Nato nasceva proprio da quella storia condivisa in Europa e dal desiderio di scongiurare un altro conflitto come la seconda guerra mondiale. I paesi del Medio Oriente sono stati segnati da profonde repressioni storiche e non convergono su diverse questioni come la Siria. Il riferimento alla forza di combattimento pan-araba proposta dall’Egitto nel febbraio del 2015, è un chiaro esempio delle difficoltà che sorgeranno nella nuova architettura di sicurezza regionale dei paesi sunniti. Nonostante le analogie culturali e linguistiche della regione, le differenze politiche ed economiche, nonché le eredità coloniali, hanno limitato l'ambito della cooperazione regionale, sia politica che economica e militare. Attualmente, la Lega Araba è una delle organizzazioni regionali più deboli al mondo. Nel 26° Vertice, ad esempio, è stata approvata la formazione di una forza militare araba congiunta per affrontare le sfide e mantenere la sicurezza nazionale araba. Tuttavia, la partecipazione a tale forza resta facoltativa per gli stati della Lega Araba, mentre il protocollo d’azione comune è stato rinviato a data da destinarsi per le visioni divergenti sulle aree di intervento. Per gli Stati del Golfo la priorità resta lo Yemen. Egitto e Tunisia ritengono prioritaria la Libia.

Anche il Consiglio di Cooperazione del Golfo, che comprende sei monarchie della Lega araba, hanno lottato per trovare una linea comune su molte delle questioni chiave. Tradizionalmente, i paesi del Golfo sono dipendenti dalle garanzie di sicurezza occidentali.

La cooperazione di Israele potrebbe essere accettata, ma in segreto. Gli Stati del Golfo ufficialmente non hanno ancora relazioni diplomatiche con Israele, ma non la considerano più una minaccia geopolitica. A causa di ciò, non sorprende l'idea di un gruppo di sicurezza regionale arabo che possa lavorare in segreto con Israele. E’ comunque una prospettiva delicata. Secondo l’Iran, infine, la NATO Araba dividerà ulteriormente il mondo musulmano, per quella politica statunitense dei “due pilastri” che mira alla pressione economica e diplomatica su Teheran ed al rafforzamento militare nella regione degli alleati degli Stati Uniti.

E’ imponibile il modello NATO in Medio Oriente?

L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda. La Nato era un'alleanza con un unico scopo: proteggere l'Europa occidentale da una invasione sovietica. La struttura di base della Nato non è cambiata dal crollo dell'Unione Sovietica nel 1991. E' semplicemente cresciuta fino ad includere gli ex stati satelliti sovietici e gli Stati baltici. Il motivo dietro l'espansione era quello di inglobare questi paesi nel quadro del sistema di difesa occidentale, al fine di dare loro fiducia nella loro indipendenza, così da contribuire a sostenere lo sviluppo delle democrazie. Con il crollo dell’Unione Sovietica, Stati Uniti, Regno Unito e Francia incoraggiarono le nazioni europee a costruire forze orientate verso missioni di proiezione come in Afghanistan, con l'invio di truppe lontane dai confini nazionali. Convogliando i fondi in questa direzione, la spesa militare interna divenne opzionale. L'Europa di oggi non sta lottando per riprendersi dalla seconda guerra mondiale, mentre le sue capacità militari complessive dovrebbero essere alla stregua degli Stati Uniti. L’area di responsabilità della NATO è principalmente focalizzata sull’Europa, ma non vi sono guerre (nel senso stretto del termine) in questa zona. L'intervento russo in Ucraina avrebbe dovuto innescare un’inversione di tendenza per la Nato, ma la costante preoccupazione espressa dai paesi membri dell’Alleanza non si è riflessa nella spesa per la Difesa. In realtà, sia l'Ucraina con lo spauracchio di scenario bellico moderno, ma convenzionale, sia l’Isis ed il suo contesto prettamente asimmetrico che la cyber difesa, rappresentano minacce reali per la sicurezza europea e per la NATO.

Trump ha definito la NATO come obsoleta, poichè basa la sua ragion d’essere nella protezione dell’Europa dall’invasione russa a costo zero con paesi partner che rispondono con impegno altalenante alle richieste degli Stati Uniti.

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