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Assange e la bufala della sacra verità

Assange e la bufala della sacra verità

Julian Assange, creatore di WikiLeaks, è stato prosciolto perché le prove dell'accusa di stupro non erano vere. Il mondo è rimasto col fiato sospeso per un attacco terroristico a Times Square che per fortuna non era vero. Il Pd, che era favorevole alle intercettazioni («intercettateci tutti»), dice che non è più vero. Donald Trump ha vinto le elezioni, ma vasti movimenti televisivi assicurano che non è vero o che, comunque, non conta. Virginia Raggi aveva detto che avrebbe salvato Roma e colmato le buche, ma non è vero. La voce secondo cui le ondate migratorie dall'Africa fossero spontanee («epocali e apocalittiche») non era vera. Credevamo che dietro il volontariato ci fosse il desiderio di salvare esseri umani senza fini di lucro, ma non era vero.

Una sentenza della Cassazione ha stabilito che devono essere i migranti ad adattarsi all'Italia e non l'Italia ai migranti, ma non è vero. La sinistra estrema (la sinistra deve essere estrema, altrimenti va classificata come «brutta copia del berlusconismo») assicurava di coltivare un'idea e non soltanto rancidi risentimenti, ma non era vero. Si scrive fake news e si pronuncia bufala: è una nuova moda, diffidatene. Fanno credere che sia nato il culto per la verità, ma è una bufala.

Noi italiani in materia ci siamo del resto portati avanti da un pezzo perché la verità a geometria variabile è garantita dalla Costituzione più bella del mondo, che alla Rai si chiama linea editoriale.

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