Economia

Fca confida nell'ok Usa sulle nuove emissioni

Depositata la richiesta di certificazione. In ballo ci sono cause miliardarie. Fiducia in Borsa: +4%

Fca confida nell'ok Usa sulle nuove emissioni

Fca torna a respirare in Borsa (+3,9% a 9,72 euro) dopo due sedute da dimenticare e costate 1,5 miliardi, andati bruciati. Bene anche la controllante Exor: +0,96% a 52,65 euro. Il mercato dà fiducia all'ad Sergio Marchionne e alle rassicurazioni arrivate da Auburn Hills a proposito della causa che le autorità Usa starebbero per intentare al gruppo sul tema emissioni. In più, Fca ha annunciato di aver formalmente depositato presso le agenzie per l'Ambiente americana e californiana (Epa e Carb) la richiesta di certificazione delle emissioni diesel per i Model year 2017 di Jeep Grand Cherokee e Ram 1500. Tali veicoli sono equipaggiati con software di calibrazione delle emissioni aggiornati. «Con l'approvazione delle due agenzie - riporta una nota - Fca Us intende installare i suddetti software di controllo delle emissioni aggiornati anche sui Model year 2014-2016 di Jeep Grand Cherokee e Ram 1500».

Fca Us ritiene così che «le preoccupazioni di Epa e Carb concernenti le calibrazioni dei suddetti veicoli sarebbero risolte». Tali misure, secondo il gruppo, «possano inoltre facilitare il raggiungimento di una rapida risoluzione delle discussioni (che si trascinano da un anno e mezzo, ndr) attualmente in corso con la Divisione ambiente del Dipartimento di giustizia e le altre agenzie governative». A seguito dell'ok da Epa e Carb, Fca Us «si aspetta che i proprietari dei Model year 2014-2016 possano recarsi dai concessionari per l'aggiornamento dei software».

Insomma, la visione di Fca sul caso sembra essere fiduciosa. Ora bisogna solo attendere. In ballo ci sono una sanzione ai danni del Lingotto che può arrivare fino a 4,6 miliardi di dollari, oltre a una serie di costi aggiuntivi tra richiami, riparazioni e le quasi inevitabili, negli Usa, class action. Un esborso intorno a 1-2 miliardi sarebbe già stato preventivato dal mercato, mentre un analista Usa, prendendo come paragone quanto ha dovuto sborsare il gruppo Volkswagen per il dieselgate, ha quantificato in 3,4 miliardi di dollari la possibile cifra a carico di Fca, «comunque assorbibili dalla società», spiega da Wall Street. Al contrario, nelle sale operative italiane c'è chi giudica «un grave errore paragonare il caso Fca sulle emissioni, agendo di conseguenza, con quello ben più serio del Gruppo Volkswagen». In Borsa, intanto, continua il testa tra le capitalizzazioni di Fca e di Ferrari: 14,381 miliardi la prima; 14,738 miliardi la seconda, le cui azioni, ieri, sono scese dell'1,97% a 74,5 euro.

E mentre dalla Ue, per ora, tutto tace, in casa Volkswagen ci si appresta a voltare pagina, come scrive Automotive News citando Handesblatt. In pratica, dopo gli addii burrascosi di Martin Wintekorn, Ferdinando Piëch e di altri dirigenti, in scia al dieselgate, ora si guarda al dopo Matthias Müller, l'attuale ceo che ha ridisegnato la strategia del gruppo, ma pure lui indagato per sospetta manipolazione del mercato in relazione allo scandalo. Il suo mandato scadrà nel 2020, ma la ricerca del successore è già cominciata. «Ne sto parlando con il consiglio di sorveglianza», ha detto Müller a Handesblatt.

Del resto (e il Giornale aveva già ipotizzato tempo fa una possibile accelerazione sull'avvicendamento al vertice), la ripartenza in corso di Volkswagen non potrà fare a meno di volti veramente nuovi in cabina di regia.

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