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Le mani del governo sulla Procura. In corsa l'uomo del Guardasigilli

Melillo, ex braccio destro di via Arenula, punta a guidare l'ufficio di Napoli

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando

Roma - Il Pd corre ai ripari sul caso Consip. Il partito di Matteo Renzi prova a «blindare» la procura di Napoli che ha dato il via all'indagine sul presunto giro di mazzette e corruzione che ruota attorno agli appalti pubblici in cui è indagato per traffico di influenze illecite il babbo dell'ex premier Tiziano Renzi. Due giorni fa, il Csm ha ufficializzato i tre nomi che si giocheranno la partita finale per la guida della procura, dopo la richiesta di pensionamento anticipato dell'ex capo Giovanni Colangelo. La quinta commissione di Palazzo dei Marescialli ha deliberato all'unanimità di procedere alle audizioni dei procuratori di Reggio Calabria Cafiero de Raho, dell'ex pm Giovanni Melillo e del pg di Salerno Leonida Primicerio. Audizioni che cominceranno il 29 maggio.

Tre nomi per una poltrona che scotta non solo per l'inchiesta, arrivata a toccare il cuore del governo italiano, oltre al padre dell'ex presidente del Consiglio Renzi, è indagato in un altro filone il ministro dello Sport Luca Lotti ma soprattutto dopo le recenti polemiche per la pubblicazione sui quotidiani delle conversazioni telefoniche tra Renzi e il padre. In corsa per la poltrona di procuratore a Napoli c'è Giovanni Melillo. Chi è il magistrato che sogna di ritornare nella città del sole, dopo gli anni trascorsi come coordinatore del pool Antimafia, ora da capo dell'ufficio inquirente? Nel 2014, Melillo lascia la toga e l'ufficio napoletano per assumere l'incarico di capo di gabinetto di Andrea Orlando, l'uomo chiamato dall'allora premier Matteo Renzi per guidare il ministero della Giustizia. Per tre anni, il magistrato è stato l'ombra del Guardasigilli. Due mesi fa, il 15 marzo, Melillo, certo di avere le carte in regola per la procura di Napoli, ha deciso di mollare il ministro Orlando e rientrare in magistratura. Il plenum del Csm lo ha destinato alla procura generale di Roma con funzioni di sostituto. La permanenza nella Capitale potrebbe durare poco. Anche perché sia Melillo che Cafiero de Raho hanno i requisiti per puntare alla poltrona di procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, che diventerà vacante a novembre, quando anche Franco Roberti andrà in pensione. Prima di Napoli, l'ex braccio destro del ministro, aveva già tentato di approdare alla guida di un'altra procura calda, quella di Milano. Nel maggio del 2016, Melillo era in lizza per guidare gli uffici milanesi ma al fotofinish decise di rinunciare alla corsa, lasciando in campo solo due candidati: Francesco Greco, che poi alla fine diventò procuratore capo di Milano, e Alberto Nobili. La decisione dell'ex capo di gabinetto di rinunciare alla corsa fu successiva alle riserve manifestate in alcuni ambienti del Csm sull'opportunità di un passaggio senza soluzione di continuità da un incarico in via Arenula a quello di capo di una grande Procura. Ostacolo che il magistrato potrebbe aver, ora, risolto con il passaggio alla procura generale di Roma. Il 29 maggio sarà sciolta la riserva.

Ma a Napoli, per il dopo Colangelo, c'è già aria di tempesta.

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