Cronaca locale

Roberto e Svetlana uniti nel segno di Händel

Il duo Bolle-Zakharova debutta con l'omaggio al Barocco: «Mai è stato così contemporaneo»

Piera Anna Franini

Gestualità contemporanea sollecitata da suoni antichi. Quelli di un mago del Barocco come Haendel le cui Suite (di antiche danze) e Sonate hanno stimolato la fantasia del coreografo Mauro Bigonzetti. A lui si deve Progetto Haendel, balletto in prima assoluta confezionato su misura per due stelle, Svetlana Zakharova e Roberto Bolle, ai quali si uniscono venti artisti del Corpo di ballo e le prime parti dell'orchestra scaligera. Il debutto è per sabato sera, alla Scala, ultima replica il primo giugno. Prosegue così il progetto di balletti su musica da camera, si partì con Cello Suites, quindi Il Giardino degli amanti e per l'anno prossimo Variazioni Goldberg di Bach.

«È il mio decimo progetto in omaggio al Barocco» spiega Bigonzetti, per un anno - il 2016 - direttore del corpo di ballo della Scala , ruolo ora passato a Frédéric Olivieri che mercoledì prossimo spiegherà le linee artistiche della sua direzione. Il coreografo ammette di essere alla sua prima collaborazione con la divina Zakharova, aerea sulle punte, ed eterea anche nella quotidianità, la numero uno al mondo, oltre che al Bolshoi, dove è prima ballerina, e alla Scala, di cui è étoile. È invece rodata la collaborazione Bolle ben felice di tornare a lavorare con l'amica e collega Svetlana: «Assieme abbiamo sempre ballato grandi ruoli classici, mai un balletto così contemporaneo. Grazie al Progetto Handel riesco a apprezzare ancora di più i non limiti che ci sono in un'artista grande come Svetlana Questo è possibile con coreografie contemporanee perché consentono di vedere cosa può fare il corpo, puoi creare quello che vuoi».

È una produzione in due parti. La prima asciutta, intima e privata, senza scene, in bianco e nero, e le sole pagine di Haendel al pianoforte. Dominano assoli e passi a due. Nella seconda esplodono colori, luci e suoni con l'intervento delle prime parti dell'orchestra. Entrano in campo venti ballerini del corpo di ballo, i costumi si colorano di tinte vivaci e giocano su trasparenze così care alla poetica degli affetti barocca.

Esplosione cromatica che piace alla Zakharova, «sono due balletti dall'umore assai diverso, sento molto i colori nel secondo. Negli assoli del primo immagino d'improvvisare qualcosa davanti a uno specchio barocco. C'è un generale senso del mistero, è come se avvertissi la presenza di uno spirito vicino a me, pronto a supportarmi. La musica crea umori diversi in ogni brano. I movimenti del corpo sono assolutamente nuovi per me, però Bigonzetti non ha creato nulla che sia lontano dalla mia fisicità». A Bolle piace poter lavorare con un complesso da camera anziché la classica orchestra, «si crea un rapporto più intimo con musica e musicisti, senti i suoni: prima del pianoforte, poi oboe, flauto... entrano nel tuo corpo e ti emozionano. Così la musica entra ancora di più nell'anima, quindi è un qualcosa di assolutamente magico. Capita di essere soli, senza scene, sul palcoscenico immenso e senti magari un solo strumento: è una sensazione che raramente si prova». Bolle, dal 2004 Etoile della Scala, è al suo primo Haendel, musicista che firmò decine di danze, sarabande, gavotte, pane quotidiano per un compositore dell'epoca. È dunque determinante il ruolo del coreografo nel disegnare un qualcosa di assolutamente moderno su suoni dal sapore antico.

Bolle ha già lavorato con Bigonzetti, in Cenerentola e in un modernissimo We will rock you dei Queen per il festival di Sanremo.

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