Economia

Enel-Telecom, la corsa entra nel vivo

Tutti i numeri dei due progetti per cablare l'Italia. E la rete unica in fibra resta un miraggio

Enel-Telecom, la corsa entra nel vivo

La sfida tra Telecom ed Enel sulla banda ultralarga è iniziata ormai da un anno. E i due concorrenti non rinunciano alle occasioni per pizzicarsi. Come è capitato qualche giorno fa con lo scambio di battute tra il presidente Telecom Giuseppe Recchi e il numero uno di Open Fiber, Franco Bassanini.

Da un lato l'ex monopolista delle tlc, oggi privato e finito nell'orbita dei francesi di Vivendi. Dall'altro il gruppo energetico controllato dallo Stato che ha costituito il braccio operativo per le posa di fibra ottica in società con la Cassa Depositi e Prestiti. Enel, infatti, è entrata in gioco solo l'anno scorso, avendo trovato dalla sua il pieno appoggio del governo, che voleva accelerare, in Italia, la realizzazione della rete dati ultraveloce.

Ma a che punto stanno i due operatori, peraltro impegnati su due strategie ben diverse tra loro? Nonostante per Enel quello della fibra sia un business molto recente, Open Fiber in un solo anno, grazie all'acquisizione di Metroweb, si è trovata in casa 1,2 milioni di case cablate, soprattutto a Milano, Bologna e Torino. Tutte con la tecnologia Ftth (fiber to the home), portando cioè la fibra fino a casa. A queste, la società ha aggiunto circa 350mila nuove «case» potenzialmente attivabili con la banda ultralarga della rete in fibra ottica. E i piani sono ambiziosi: la previsione è di arrivare, a fine anno a 2,7 milioni (di case), in più di 40 città che diventeranno 80 il prossimo anno. Dopodiché il business di Open Fiber non sarà la gestione dei clienti, bensì quello della rete stessa.

Diverso il caso Telecom che, ovviamente, è molto più avanti. Anche se con una tecnologia diversa, l'Fttc (Fiber to the cabinet): la fibra arriva fino all'armadietto sul marciapiede e poi la rete prosegue con il rame fino in casa. La tecnologia garantisce velocità che, pur inferiori alla fibra, sono comunque molto elevate. Con questo standard Telecom prevede di arrivare al 95% di copertura del territorio italiano nel 2018 e al 99% entro il 2019, raggiungendo 24 milioni di case. Ad oggi ci sono circa 15 milioni di abitazioni pronte al collegamento. L'ultima mossa spetterà poi ai consumatori che devono essere disposti a pagare dai 20 ai 30 euro al mese a seconda della tipologia prescelta per avere, in casa, la banda ultralarga. In un anno Telecom riesce a collegare circa 4 milioni di unità dato che i lavori proseguono speditamente al ritmo di 6mila chilometri di fibra posata al giorno per un totale di 350-400mila unità abitative al mese. Sulla rete Ftth Telecom ha circa 1,3 milioni di case connesse per un totale di 13 milioni di chilometri di fibra posata. La strategia dell'ex-monopolista è quella di portare la fibra all'utente finale quando quest'ultimo ne fa richiesta, provvedendo comunque al cablaggio nelle zone più densamente popolate. Nel piano strategico triennale fino al 2019 sono previsti 11 miliardi di investimenti in Italia di cui 5 miliardi destinati alle reti di nuova generazione.

Alla fine, dunque, in Italia ci saranno due reti a banda ultralarga: una tutta fibra, l'altra fibra e rame finchè la fibra non la sostituirà completamente. Sull'infrastruttura «tutta fibra» il presidente di Open Fiber Bassanini auspicherebbe che le due società trovassero un accordo per realizzare un'unica rete. Il problema è che Telecom non ha alcuna intenzione di rinunciare al suo asset più importante e non perde mai occasione per ribadirlo. La strategia dell'ex-monopolista è infatti quella di realizzare la rete a banda ultralarga prima e più velocemente di Enel.

Sembra dunque difficile realizzare il progetto di cui si è discusso per anni che prevedeva il varo di una newco per la rete in fibra a cui avrebbero dovuto partecipare tutte le principali telco italiane.

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