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Fischi su Casaleggio e Raggi bocciati dagli imprenditori

Ospiti al convegno di Rapallo ricevono solo critiche: "Privi di contenuti". Poi summit con Grillo in pizzeria

Fischi su Casaleggio e Raggi bocciati dagli imprenditori

Casaleggio jr seduto in prima fila non sorride mai. Impassibile, anche quando parla via Skype la «sua» sindaca Virginia Raggi, come se non avesse nulla a che fare con lei. In effetti, il co-leader del M5s è ospite dei giovani confindustriali solo in qualità di presidente della Casaleggio Associati, e si è raccomandato di tenere ben separati i ruoli: zero domande politiche, nessun riferimento al M5s, cordone di sicurezza dai giornalisti (da centometrista lo scatto con cui sfugge al capannello che lo aspetta fuori dalla saletta per dileguarsi e raggiungere a pranzo Beppe Grillo).

Facendo tutti finta che Confindustria l'abbia chiamato per portare la fondamentale testimonianza della Casaleggio Associati Srl, una microazienda rispetto ai colossi che sfilano sul palco (da Microsoft a Siemens, Facebook, Ibm, Huawei, Unilever), e non per cercare di capire cosa frulla nella testa del M5s sui temi chiave per le imprese. E poi, certo, anche per aprire un canale diplomatico con i grillini, come teorizza il presidente dei giovani industriali Alessio Rossi, costruttore romano (categoria dai rapporti non ottimi col M5s), in quota Luigi Abete dentro Confindustria, quando dice «cercare un dialogo con chi ha grande sostegno popolare e ci conosce poco».

Per Casaleggio, invece, una nuova tappa della sua operazione, già iniziata a Ivrea, di accreditamento col salotto buono, la crème industriale, i poteri forti incompatibili col M5s versione urlata alla Grillo, ma non col grillismo 4.0, in giacca, cravatta e slides dell'imperturbabile Davide. Se questo era l'obiettivo del suo debutto a Confindustria, però, il risultato è ancora lontano. I commenti al suo speech («La velocità dell'innovazione è a doppia cifra») non sono esaltanti, anzi, tra i vertici confindustriali (presenti da Boccia in giù) c'è quasi imbarazzo: «È venuto a fare una lezioncina ai ragazzi di una scuola», «privo di contenuti», «banale», «cose che sappiamo già», «ha sbagliato completamente target», «mostra dei dati ma nessuna proposta» sono alcuni dei giudizi della sala confindustriale, anche se solo a microfoni spenti.

«Ci aspettavamo da lui una visione politica, che invece è stata completamente assente - dice Nicola Altobelli, imprenditore nel settore plastica, vicepresidente Giovani Confindustria -, l'innovazione tecnologica è il nostro lavoro, da Casaleggio volevamo conoscere la loro visione sul Paese, quale innovazione politica offrono. Invece ci ha parlato di reshoring come se fosse una novità, abbiamo fatto noi un convegno sul reshoring, tre anni fa».

Qualcuno rimarca persino che nelle slide di Casaleggio c'era un errore, billion invece di trillion. Pignolerie. Fa eccezione Arturo Artom, imprenditore già vicino al padre Gianroberto, sorta di ambasciatore del M5s presso il mondo dell'impresa: «Davide era contento, c'era interesse quando parlava, è stata una bella giornata». Tiepida anche l'accoglienza per la Raggi, in collegamento, che annuncia grandi progetti sui mercati rionali di Roma (suscitando qualche ironia) e poi viene bacchettata dal presidente Rossi per gli stop alle Olimpiadi («un'occasione persa») e ai progetti sul nuovo stadio.

Smessi i panni del tecnico, Casaleggio però torna subito politico nel pranzo-summit, in una pizzeria di Rapallo, con Beppe Grillo reduce dalla campagna elettorale a Genova, e i fedelissimi Pietro Dettori (Associazione Rousseau) e il consigliere regionale Stefano Buffagni. La lettura che danno i due leader M5s sul fallimento della legge elettorale è complottistica (anche per scaricare su altri il ko del patto sul Tedeschellum): «Napolitano ha parlato, il Pd ha eseguito», e la tempistica «non è casuale» sospetta Casaleggio. Quanto alle regole per selezionare i candidati, e all'ipotesi Di Maio premier, Grillo scherza «non lo sappiamo ancora, stiamo selezionando le persone con degli algoritmi e abbiamo preso come capo della comunicazione Ray Donovan.

Loro hanno preso Jim Messina e noi Donovan», dice il comico facendo riferimento al protagonista della serie tv Usa.

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