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Trionfo di Macron (e disastro socialista)

Maggioranza assoluta per «En Marche». Il Psf da 280 seggi a 25. Affluenza sotto il 50%

Trionfo di Macron (e disastro socialista)

Vague, tsunami, terremoto politico. Non ci sono parole per definire il risultato più nero della storia francese per i due poli tradizionali in favore della nuova forza a trazione centrista messa in piedi da Emmanuel Macron. In attesa dei ballottaggi di domenica, appare già chiaro come il movimento fondato appena un anno fa dal 39enne ottiene una schiacciante maggioranza parlamentare a cui affidare non solo la promozione o il sostegno di leggi del governo. Ma a cui chiedere l'autorizzazione a governare per decreto su alcuni temi come sicurezza, lavoro e moralizzazione della vita pubblica.

La République En Marche (Lrem) diventa un partito a tutti gli effetti, con Macron che vanta il monopolio del rinnovamento. Ma la nuova classe dirigente, in media con meno di 45 anni, deve ancora mostrarsi in grado di sostenere un governo guidato da un ex eletto nelle file della destra, il premier Philippe, che dice: «La Francia è tornata con un nuovo volto, unito». Slogan di Ronald Reagan, tutt'altro che modesto. La presidente ad interim del partito, Catherine Barbarou, parla invece di «maggioranza coerente, unita attorno a un progetto comune». Quasi a voler prevenire fronde parlamentari che un simile score potrebbe generare.

Il risultato di ieri attribuisce a Lrem tra 415 e 445 seggi, avendo ottenuto circa il 32% in alleanza con i centristi del Modem. Pone però anche una questione di rappresentanza delle opposizioni, ridotte al lumicino o al ruolo di figuranti, come i socialisti che si proiettano verso il peggior risultato dal '93 quando presero il 17,2%. Ieri il Ps si è fermato attorno al 10,2% e può sperare in una forbice tra 15 e 25 seggi rispetto ai 295 vantati finora da Hollande.

La mobilitazione è stata più fiacca che mai: circa il 50,2% la percentuale di astenuti, che nel 2012 era al 42,78%. Non c'è stata la levata di scudi contro l'ascesa al potere delle truppe del presidente da parte degli elettori che al voto presidenziale hanno scelto Macron soltanto per evitare di vedere all'Eliseo Marine Le Pen. Il Front National minimizza la sconfitta annunciata (14%, ma può sperare solo tra 1 e 4 deputati), rifugiando i militanti nel feudo BleuMarine di Henin-Beaumont, dove la presidente del partito quasi certamente otterrà il seggio. Ieri Le Pen ha parlato di «astensione catastrofica e inquietante e di partiti mano nella mano».

Di fatto una conferma per il presidente Emmanuel Macron e il suo movimento, che ha assorbito molti voti dei due cartelli tradizionali. Lo sconvolgimento degli equilibri è confermato, e Macron deve un grande grazie a Jean-Paul Delevoye che ha visionato più di 16 mila profili prima del casting finale. L'ex ministro di Chirac non ricopre ruoli di governo per ragioni di età. Sei ministri si giocano invece un seggio in Parlamento e tre appaiono in vantaggio, con Mounir Majoubi che a Parigi potrebbe mettere al tappeto l'ultimo cavallo socialista rimasto sullo scacchiere, il segretario Jean-Christophe Cambadélis, che non è stato neppure eletto e che ieri ha riconosciuto la sconfitta annunciando che il Ps farà barriera al Front: «Il secondo turno sarà quello dell'amplificazione del risultato o del pluralismo».

Limitare i danni è il mantra dei gollisti, fermi attorno al 21,5% (tra 95 e 135 seggi). È apparso subito chiaro ai Républicains che eleggere una maggioranza parlamentare in grado di condizionare Macron o obbligarlo a una coabitazione era pura utopia. Il portabandiera di questa fase incerta, François Baroin, denuncia «una frattura della società francese mai vista e l'astensione preoccupante con cui si sta eleggendo la maggioranza», invitando ad aprire un dibattito per il secondo turno, «progetto contro progetto».

Confermata l'ascesa della Francia Ribelle: 11%. Avanza, rispetto al 2012, e potrebbe costituire un gruppo parlamentare con almeno 15 deputati. Jean-Luc Mélenchon parla di «maggioranza di circostanza come funghi dopo la pioggia».

Il leader dell'estrema sinistra ha buone chance di essere eletto a Marsiglia avendo già eliminato il socialista Patrick Mennucci, colonnello della gauche caduto come altri pezzi dello scacchiere socialista nell'era Macron.

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