Economia

Dot-com in ribasso al Nasdaq E gli analisti temono la bolla

In un anno il rialzo è stato del 30% ma ora arrivano i dubbi sul valore di Apple, Amazon, Facebook e Google

Maddalena Camera

Torna l'incubo dot-com alla Borsa americana. Il Nasdaq, il mercato dei titoli tecnologici statunitensi, da venerdi scorso è in gramaglie. Colpa di un report di Goldman Sachs. E anche ieri la seduta si è chiusa in negativo dell'1,1%. Cosa è accaduto? La banca d'affari ha avvertito che i titoli più in voga, cioè quelli che lei stessa ha definito con la sigla Faamg, vale a dire Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Google, hanno corso troppo. «Questi titoli - ha scritto Goldman - hanno creato posizioni estreme e comportano per gli investitori rischi difficile da decifrare». I numeri stanno dalla parte di Goldman. Le 5 grandi del settore tecnologico, a cui bisogna aggiungere anche Neflix, da sole, hanno contribuito, in un anno, al 30% dei guadagni dello S&P, cioè dell'indice che raggruppa le maggiori aziende Usa di tutti i settori. Se nella flessione di venerdì scorso sono stati già bruciati circa 100 miliardi di dollari di capitalizzazione, da inizio anno, le magnifiche cinque avevano aggiunto al loro valore, già stellare, ben 650 miliardi di dollari, producendo dunque un incremento pari a un terzo del debito pubblico italiano. Ora però è scattato lo scettiscismo degli investitori convinti che il rally in Borsa non potrà certo continuare e che il valore dei titoli non sia reale. «Gli occhi di tutti ora sono puntati sui tecnologici americani» ha detto Kathleen Brooks, direttore della ricerca di City Index. Al di là dei cali delle ultime sedute, la vera domanda è se le vendite siano destinate a continuare, mettendo a repentaglio il rialzo che ha portato gli indici di Wall Street a inanellare un record dietro l'altro anche nella prima parte del 2017.

Il timore è che i colossi tecnologici, che hanno fatto da traino a S&P e Nasdaq, siano davvero sopravvalutati (in particolare, secondo Goldman, Facebook, Amazon, Apple, Microsoft e Alphabet, ossia Google). Qualcuno si spinge ancora più in là e parla di un rischio di bolla del settore, come quella che si era verificata all'alba delle dot-com nell'ormai lontano anno 2000. Il titolo più penalizzato è comunque quello di Apple che nel maggio scorso aveva superato gli 800 miliardi di capitalizzazione in Borsa. Anche ieri il ribasso è stato pesante -3,5%, segno che gli investitori ritengono che la società faccia fatica a rinnovare la gamma del suo prodotto di punta, ossia l'iPhone. Pesante anche Netflix a -4,7% Mentre hanno contenuto il calo Microsoft e Amazon intorno a 1,5%. Più pesanti i ribassi di Facebook e Google -1,9%. A pesare sul cosidetto «sentiment» degli investori c'è anche il ricordo degli anni duemila.

«Anche perchè - ha spiegato un analista - ora le azioni tecnologiche valgono ancora di più di quanto non valessero durante la bolla delle dot-com: anche se non si materializzerà il rischio peggiore, appunto quello di una bolla, il comparto va incontro a turbolenze». Per qualcuno si tratta dell'inizio di un aumento della volatilità del settore.

Gli investitori stanno ridimensionando le valutazioni e le aspettative per queste società anche se ormai comandano gusti e abitudini di milioni e milioni di consumatori in tutto il mondo.

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