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Trento tiene vivo il sogno scudetto Affonda Venezia e l'aggancia sul 2-2

Monologo delle «Aquile» che dominano dall'inizio alla fine

Oscar Eleni

Venezia cade a capofitto dal castello di Trento, parte male, -13, arriva peggio (78-56) e le Aquile tornano a sognare l'impossibile. Due a due nella serie scudetto. La Reyer si sporca di cioccolato come una bambina viziata, non si salva nessuno a parte Ejim che però si brucia coi falli. Sbaglia l'approccio (22-9!) nella speranza che i sarmati di Buscaglia scoppino perché devono battersi in sei, anche se Sutton prova a giocare qualche minuto, da zoppo, ma Black Macigno alimenta la speranza. Lui dà un senso alla fede della Dolomiti, a questa Trento dei miracoli che trova il ventre molle di un'avversaria sciolta nel burro, quello buono che si mette sui canederli.

Il peccato di gola di chi sognava già una passeggiata sul Canal Grande evidenzia la natura diversa fra una squadra che ha una fede, che crede in tutto quello che fa, dal solito Craft al Forray (14) vero abate della chiesa trentina, da Flaccadori diacono divino (14) a Gomes 12 e Shields, oltre ad Hogue padrone dei rimbalzi dove Venezia si è schiantata (47-24). E un'altra che pensava di poter fare la prepotente perché aveva di tutto e di più. Sulla carta. Ma la storia di questi play off ha già castigato chi pensava di vincere dopo aver visto l'avversaria perdere ogni energia: ci sperava Sassari, ci credeva Milano. Dopo gara tre ne era convinta Venezia che domani al Taliercio dovrà riprendersi il vantaggio.

A Trento, però, perdoni tutto anche i 19 palloni perduti, mentre la Reyer dovrà rimettersi un vestito meno lussuoso, cercando di pareggiare almeno l'intensità senza fidarsi troppo del suo tiro da 3, anche ieri 6 su 30, una esagerazione, una semplificazione che merita la penitenza.

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