Cultura e Spettacoli

I «Promessi sposi» non passano mai di moda

Applaudiamo il ritorno dei Promessi sposi nella smagliante edizione curata da Michele Sinisi. E non solo perché è uno spettacolo formalmente perfetto che sfida l'usura del tempo ma perché riproduce nel suo sinuoso andamento tutti i luoghi deputati del grande romanzo in un andamento pirotecnico che ce li restituisce vivi come non mai. C'erano già state altre tre edizioni, una cinematografica e due televisive a ricordarci i bei tempi che furono. Dal bel film di Mario Camerini, datato 1941, protagonista un giovanissimo Gino Cervi, fino alla versione in bianco e nero degli anni sessanta di Sandro Bolchi coi più grandi attori teatrali del tempo fino a quella coloratissima di Nocita con un super cast di nomi internazionali capitanati dal Don Abbondio di Alberto Sordi. Ma al di là di queste versioni a loro modo fantasmagoriche, che puntavano al kolossal formato famiglia, il revival dello spettacolo di Sinisi si raccomanda per la cura minuziosa dei dettagli e per l'andamento epico che non solo non tradisce ma semmai potenzia le vicissitudini e i personaggi manzoniani, conferendo loro un taglio, un'intensità da grande melodramma popolare. Si pensi, per fare un esempio, alla grande pagina dell'Addio ai monti coi protagonisti stipati nella barchetta che si muove sul palcoscenico come tirata dal filo invisibile della storia mentre davanti, dietro e tutt'intorno si agita il grande affresco della minaccia spagnolesca e violenta che agita la grande Storia. Un ritorno da vedere con attenzione e con gioia.

I PROMESSI SPOSI - Milano, teatro Sala Fontana

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