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Attacco sugli Champs-Elysées Esplode auto: «È un jihadista»

Radicalizzato con a bordo due bombole di gas, pistole e kalashnikov si schianta contro un van della polizia

«T ra Parigi e Londra ci sono parecchie similitudini. Entrambe le città sono sotto attacco terroristico, il livello di minaccia è altissimo. La Francia prolungherà lo stato d'emergenza a tempo indeterminato». Con queste parole Bernard Boucault, alto funzionario del Dgsi, i servizi segreti transalpini, ha commentato quanto accaduto ieri a Parigi, dove sugli Champs-Elysées è tornato il terrore dopo l'attentato dello scorso 20 aprile. Anche in questa occasione nel mirino del terrorismo di matrice islamica sono finite le forze dell'ordine. Un uomo, a bordo di una Renault Mégane grigia, con due bombole del gas nel baule, si è diretto volontariamente contro un furgone della polizia. Nell'impatto il kamikaze è morto e il veicolo è esploso senza provocare fortunatamente vittime.

L'episodio, di chiara matrice jihadista, si è consumato ieri pomeriggio intorno alle 15.45, nei pressi del commissariato dell'VIII arrondissement, all'altezza della fermata della metro Franklin Roosevelt, e soprattutto ad appena 200 metri dall'Eliseo, dove in serata il presidente Emmanuel Macron ha ricevuto per una cena ufficiale il re di Giordania Abdallah II. Nell'area è scattata una operazione di bonifica della polizia: è stato evacuato il teatro de Marigny e sospeso il funzionamento delle linee 1 e 13 della metropolitana. Sgomberata inoltre la stazione Concorde, da cui partono le linee 1, 8 e 12 della metro. In un tweet la prefettura di Parigi ha chiesto ad abitanti e turisti di evitare la zona.

Secondo una ricostruzione fornita dalle forze dell'ordine il kamikaze ha affiancato a destra il veicolo della gendarmeria che scendeva i Campi Elisi in direzione di Place de la Concorde, più o meno all'altezza del Rond Point, e l'ha colpito. La Renault ha preso fuoco, e sono stati i poliziotti a estrarre il conducente, che è stato visto giacere a terra privo di sensi, e a spogliarlo per controllare che non avesse dell'esplosivo addosso. «Pensavamo a un incidente, a un conducente che per un malore avesse perso il controllo del proprio veicolo», spiega Gilbert, 52enne che lavora in una galleria d'arte a pochi passi dal luogo dell'attentato. «Abbiamo visto quest'auto finire addosso alla camionetta della polizia e poi le fiamme. Esplosioni? Non mi sembra, ma dopo l'impatto dall'auto si è sprigionato del fumo di colore arancione, e l'autista era a terra immobilizzato dai poliziotti», aggiunge Karole, una turista australiana.

Il responsabile dell'attentato si chiamava Adnan D., era nato nel 1985 ad Argenteuil (in Val-d'Oise), vicino a Parigi, ma soprattutto era schedato con l'iniziale «S», riservata alle persone che stanno per concludere il processo di radicalizzazione, ovvero il passo che precede il martirio. Nei resti della sua auto gli inquirenti hanno recuperato anche due kalashnikov, due pistole automatiche e delle munizioni.

Nel tardo pomeriggio il ministro degli Interni Gerard Collomb ha incontrato i cronisti, ammettendo a malincuore che «ancora una volta le forze di sicurezza in Francia sono state colpite con questo tentativo di attentato sugli Champs-Elysées. Si è trattato verosimilmente di un lupo solitario, ma stiamo verificando eventuali complicità». Collomb ha confermato la presenza di esplosivi nell'auto dell'attentatore, ribadendo la necessità di «varare al più presto la nuova legge antiterrorismo, promessa dal presidente Macron, e che discuteremo domani nel consiglio dei ministri».

Gli Champs-Elysées erano già stati presi di mira dai tagliagole dell'Isis lo scorso 20 aprile. Intorno alle 21 un uomo, Karim Cheurfi, poi neutralizzato dalle forze dell'ordine, aprì il fuoco contro una pattuglia di poliziotti, uccidendone uno, Xavier Jugelé, e ferendone altri tre, nelle vicinanze dell'Arco di Trionfo. Lo Stato Islamico rivendicò la sparatoria attraverso il suo canale mediatico Amaq. A differenza di quanto accaduto ieri, Cheurfi non era schedato con la lettera «S».

Dal gennaio 2015, con l'assalto alla redazione di Charlie Hebdo, a oggi, gli attentati dei «soldati del Califfato» hanno provocato in Francia 239 vittime.

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