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Berlusconi stoppa i buonisti: "La cittadinanza va meritata"

L'ex premier al Tg5: «È giusto integrare chi ama l'Italia e condivide i nostri valori, non può essere automatico»

Berlusconi stoppa i buonisti: "La cittadinanza va meritata"

«Da liberale e da cristiano» Berlusconi dice, al Tg5, di considerare l'integrazione «un valore positivo». A certe condizioni, però: «È giusto integrare chi si sente davvero italiano: chi ama l'Italia, il nostro modo di vivere, chi ama i nostri valori e adotta uno stile di vita compatibile con il nostro. Diventare italiani non può essere un riconoscimento automatico, bisogna meritarselo».

Nell'intervista il leader azzurro chiarisce la posizione del suo partito sulla proposta di legge per lo ius soli, sottolinea che «non basta certo essere nati qui o aver frequentato alcuni anni la scuola perché si realizzino queste condizioni». Cita gli esempi di Inghilterra e Francia dove si applica lo ius soli, per ricordare che «molti attentati sono stati messi a segno da figli di immigrati che quindi sulla carta sono cittadini inglesi e francesi». Sulla legge è una netta frenata, perché «prima di parlare di ius soli in Italia occorrerebbe gestire con ordine il fenomeno migratorio che ci sta travolgendo». Critica «i governi non eletti dagli italiani» degli ultimi 4 anni, rivendica con orgoglio quanto fatto dal centrodestra. «Quando eravamo al governo gli sbarchi li avevamo sostanzialmente azzerati: dopo di noi è stato il disastro».

Torna anche sulla tassa di successione per i terremotati dell'Italia centrale, Berlusconi. Una imposta «odiosa» sempre, ma che se applicata alle vittime del sisma «dimostra una superficialità che rasenta il cinismo». Esprime solidarietà al sindaco di Amatrice Pirozzi, che ha denunciato il fatto e rivendica che il suo governo aveva abrogato la tassa per tutti e nel 2009, dopo il terremoto dell'Aquila, sospese «ogni altra forma di prelievo fiscale e contributi per quelle popolazioni per un anno e mezzo». Per Berlusconi è «davvero impietoso il confronto tra quello che facemmo noi all'Aquila e lo stato di abbandono in cui si trovano le popolazioni dell'Italia centrale ad un anno dal terremoto».

I ballottaggi si avvicinano e il leader di Fi invita tutti a votare, accusando la sinistra di aver fissato questa data estiva nella speranza che i più vadano «al mare». «Di fronte ai fallimenti del Pd e all'evidentissima incapacità del M5S - aggiunge-, le amministrazioni del centrodestra sono davvero le uniche in grado di garantire la buona gestione delle città». Che vuol dire «più efficienza, più sicurezza, meno tasse e meno burocrazia».

Il voto di domenica, per Berlusconi, ha una doppia valenza. Deve dare il segnale al Paese che è tornato un centrodestra unito e può aggiudicarsi «più città della sinistra». E deve convincere gli alleati, soprattutto Matteo Salvini, che Fi può recuperare i voti persi al Centro e al Sud, laddove il Carroccio non sfonda, e che il dialogo senza braccio di ferro sulla leadership è necessario.

Rientrato nella villa di Arcore, dopo un week end romano denso di riunioni sul voto amministrativo e le future strategie, il presidente azzurro si prepara a spendere il valore aggiunto della sua presenza accanto ai candidati che al secondo turno si misurano con quelli della sinistra. E si mostra fiducioso. In questo momento, spiegano i suoi più fidati consiglieri, la parola d'ordine è «il centrodestra unito vince, senza alcun distinguo».

Dopo le elezioni del 25 il quadro sarà più chiaro e si potrà capire quali equilibri prevarranno nel centrodestra. Berlusconi e Salvini dovranno sedersi attorno al tavolo per studiare un programma comune e saranno i risultati a dare più armi all'uno o all'altro.

Lo stop alla legge elettorale ha aumentato in realtà la confusione, perché solo quando ci sarà un accordo sulle nuove regole per il voto si saprà se il sistema prescelto spinge verso le coalizioni. Pochi giorni fa Salvini ha detto a Genova che se il centrodestra vince lì e a La Spezia si può riaprire la partita per il voto anticipato in autunno. Lui parla di un centrodestra a traino leghista e questo a Berlusconi non può piacere. Nel capoluogo ligure si terrà una delle sfide più significative e il Cavaliere sta valutando se chiudere la campagna elettorale al fianco del candidato «forzista» Roberto Di Stefano. Ma non cede alle spinte di chi, come il governatore della Liguria Giovanni Toti, vuole la lista unica del centrodestra.

Semmai, preferisce la formula della federazione.

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