Politica

Blue Whale, prima indagata è una ventenne di Milano

Avrebbe spinto una 12enne a farsi dei tagli

Milano C'è una prima persona indagata per un sospetto caso di Blue Whale. Si tratta di una ventenne di Milano che nelle vesti di «curatore» avrebbe spinto una ragazzina di 12 anni che vive tra Roma e il Nord Italia a procurarsi alcuni tagli e a inviarle le foto su Instagram. La giovane è accusata di istigazione al suicidio. Il fascicolo è tra quelli, una decina, aperti dal pm di Milano Cristian Barilli che ha affidato le indagini alla polizia postale. Le inchieste mirano a verificare se in Italia ci siano appunto casi concreti di Blue Whale, il «gioco» online in cui un regista convince un ragazzino a 50 prove sempre più estreme di autolesionismo fino al suicidio. Oppure se le numerose segnalazioni fatte da genitori e insegnanti siano riferibili a fenomeni di emulazione dopo il clamore mediatico intorno alla sfida «importata» dalla Russia.

Questa volta però sarebbe stato trovato il link tra la «curatrice» e la giovane vittima. Cioè la prova che le punizioni corporali che la 12enne si è inflitta siano state indotte, seppur a distanza. Nelle scorse settimane la polizia ha contattato il padre della minorenne. Il notebook e il cellulare della 20enne sono stati sequestrati ed è stato acquisito il cellulare della vittima. Nei prossimi giorni si svolgerà un accertamento tecnico irripetibile. Lo scopo è verificare il tenore dei messaggi incriminati e stabilire se davvero siano stati spediti della ragazza più grande. Intanto la Procura e i pm minorili hanno messo a punto un protocollo di collaborazione con alcune regole da seguire nel sentire i genitori delle presunte vittime. I pm stanno cercando di scremare le moltissime denunce, escludendo quelle che appaiono solo effetto della psicosi da Balena blu. Alcune famiglie, dopo aver letto del gioco perverso o averne sentito parlare in tv, contattano la Procura perché riapra vecchi casi di tentato suicidio e suicidio.

CBas

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