Cronaca locale

La moschea al ballottaggio: "Se vinciamo noi si ferma tutto"

Salvini fa campagna per Di Stefano e la sinistra ora può perdere la sua Stalingrado

La moschea al ballottaggio: "Se vinciamo noi si ferma tutto"

Stop alla moschea se il Pd perde a Sesto San Giovanni. L'impegno porta la firma di Roberto Di Stefano, ma lo sottoscrive anche Matteo Salvini. Contro il progetto del centro islamico dei record, il candidato sindaco del centrodestra si è schierato fin dall'inizio della sua campagna. Non per ragioni ideologiche, ma per valutazioni urbanistiche, di sicurezza, di trasparenza e legittimità amministrativa. Il progetto, va ricordato, prevede un centro da 2.400 metri quadrati capace di ospitare circa 4mila persone. Sarebbe il più grande della Lombardia ma sui finanziamenti vertono interrogativi notevoli e inquietanti. Di Stefano è molto deciso: «Sia l'attuale centro che la futura moschea sono in netto contrasto con le leggi regionali» dice. «E inoltre, la moschea risulta finanziata da Qatar Charity». Di Stefano definisce «inaccettabile il silenzio del centro islamico e l'ambiguità del sindaco».

A giudicare dai risultati del primo turno di elezioni comunali, la Mecca alle porte di Milano convince poco anche gli elettori sestesi. Ora il «no» al progetto è diventato tema cruciale dell'intera campagna elettorale. Ieri per un sopralluogo in via Luini è arrivato anche il segretario leghista Matteo Salvini. «Questa mattina ero a Sesto San Giovanni - ha detto il leader del Carroccio, da ospite di Fatti e Misfatti, su Tgcom24 - dove vi è il disinteresse della giunta di sinistra, spero l'ultima: qualcuno vuole infatti costruire la moschea più grande d'Europa, con finanziamenti tutt'altro che chiari e trasparenti. Ho chiesto perciò chiarezza, trasparenza e decoro». Usando un eufemismo, Salvini ha garantito che la moschea a Sesto «non sarà una priorità» dell'amministrazione di centrodestra. «Per quanto riguarda le presenze islamiche - ha aggiunto Salvini - chiediamo un censimento di tutto quello che è regolare o abusivo e per tutto quello che è nuovo vogliamo sapere chi paga chi finanzia, chi prega, in che lingua. Se c'è dietro un Paese estremista come il Qatar non si apre neanche mezzo metro quadro di sottoscala islamico - ha chiarito il segretario leghista -. Mi sembra che questo di Sesto sia il caso. E quindi un sindaco sostenuto dalla Lega a mette al centro la sicurezza e i diritti di tutti italiani e stranieri. La moschea è l'ultima delle nostre priorità».

Un censimento dei luoghi di culto in Lombardia è già stato operato dalla Regione per iniziativa dell'assessore all'Urbanistica Viviana Beccalossi, che di Sesto si è occupata con grande attenzione, e ieri insieme a Salvini e Di Stefano è tornata in via Luini, dove alcuni mesi fa aveva giù eseguito a sua volta un sopralluogo. L'assessore, cui il governatore Roberto Maroni ha delegato le azioni di contrasto del fondamentalismo, ha parlato anche dell'attuale struttura di via Luini: «Una moschea definita come provvisoria, che in realtà è a tutti gli effetti illegale» ha detto, sottolineando come il sindaco abbia «ignorato tutte le sollecitazioni» arrivate dal Pirellone.

E intanto - ha proseguito - «il Piano delle attrezzature religiose occorrente per prevedere la presenza della moschea non è mai stato realizzato».

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